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Molti lo chiamano così, alcuni lo ritengono un termine improprio. Il cosiddetto “pre-diabete” rappresenta una condizione ad alto rischio di contrarre il diabete mellito di tipo due, che andrebbe riconosciuta e trattata con serietà, per evitare seri guai successivi.

Molti lo chiamano così, alcuni lo ritengono un termine improprio. Il cosiddetto “pre-diabete” rappresenta una condizione ad alto rischio di contrarre il diabete mellito di tipo due, che andrebbe riconosciuta e trattata con serietà, per evitare seri guai successivi. E’ di questi giorni la pubblicazione dei risultati di uno studio in materia realizzato dall’Università australiana di Newcastle, nonché di un “pentalogo” proposto da una rivista divulgativo-scientifica britannica, che convergono su alcuni capisaldi di prevenzione.

Col termine “prediabete” si identifica uno stato largamente (se non del tutto) asintomatico, quindi spesso non riconosciuto dalle persone per lunghi periodi, definito da livelli di glucosio e insulina superiori alla norma, ma non al punto da determinare un diabete conclamato. E’ diagnosticabile alla luce di una alterata glicemia a digiuno e di una ridotta tolleranza al glucosio, variabili che possono e dovrebbero essere trattate tempestivamente.

La sperimentazione australiana, condotta su un centinaio di volontari tramite una dieta con pochi grassi e un aumento dell’esercizio fisico, è giunta alla duplice conclusione di una rilevante perdita di peso e un miglior controllo glicemico. Ma l'aspetto più innovativo consiste nel fatto che i risultati migliori sono stati registrati proprio tra i partecipanti “preglicemici”. Basta una passeggiatina di una mezz’oretta al giorno, all’evidenza anche di altri studi, e il rischio di contrarre il diabete risulterebbe più che dimezzato.

Sulla scia di questo e altri studi, la rivista britannica The Conversation ha dettagliato un percorso alimentare di prevenzione sulla base di cinque paletti fondamentali. In primis, un alto consumo di frutta e verdura, specie a foglie verdi, affiancato da una diminuzione dei consumi animali. Poi c’è il suggerimento di un consumo moderato caffè, magari decaffeinato, per usufruire dei suoi benefici effetti sul metabolismo.

Infine, non ultimo, a fianco dell’imperativo generale di evitare cibi ad alto contenuto glicemico (inclusi i carboidrati lavorati), c’è il “divieto” delle bevande industriali, che risultano attraenti soprattutto d’estate. Una sola bevanda al giorno è associata a un aumento di rischio diabetico del 13%. Consigli da prendere sul serio, per tutti. E per valutare chi è a particolare rischio, basta un semplice esame della glicemia a digiuno: chi sta sopra quota 100 e sotto quella di 125 è defnibile come “pre-diabetico”. Possiamo infischiarcene ma, allo stadio successivo, se non cambiamo qualche comportamento, ce ne pentiremo.

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