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Negli Stati Uniti rappresenta un vero proprio boom. E in parte è rimbalzata nella Vecchia Europa, Italia inclusa, tanto da diventare oggetto d’attenzione anche da parte de Le Iene: la “dieta” più “semplice” per definizione, ossia quella che banalmente suggerisce di rinunciare al cibo.

Negli Stati Uniti rappresenta un vero proprio boom. E in parte è rimbalzata nella Vecchia Europa, Italia inclusa, tanto da diventare oggetto d’attenzione anche da parte de Le Iene. La “dieta” più “semplice” per definizione, ossia quella che banalmente suggerisce di rinunciare al cibo, sarebbe anche la più salubre e foriera di salute e longevità. E tuttavia, in base a nuovi riscontri scientifici, la realtà risulta ben più complessa, e soprattutto sembra almeno in parte smentire i decantati benefici.

L’esame è stato condotto dall’Università dell’Illinois, e poi pubblicato sulla rivista Jama Internal Medicine, coinvolgendo tra il 2011 e il 2015 un centinaio di persone obese, divise in due gruppi (oltre a un terzo, osservato a solo fini “di controllo”, di persone che non seguivano alcuna restrizione): il primo era sottoposto a una “dieta convenzionale”, con un consumo quotidiano pari al 75% dei bisogni calorici, il secondo seguiva un percorso alternato appunto di “digiuno”, nella fattispecie assumendo il 25% delle calorie necessarie nei giorni di sacrificio, il 125% negli altri.

L’esito è che i due gruppi dopo un anno hanno riscontrato livelli quasi identici di perdita di peso, ossia rispettivamente il 5,3% e il 6%, quindi senza benefici comparati di rilievo. Ancor più increscioso il confronto sull’“aderenza” alla dieta, uno degli aspetti più delicati e significativi in sede di valutazione sull’efficacia della stessa. Ebbene, il tasso di abbandono tra chi seguiva una dieta tradizionale si è fermato al 29%, mentre tra i “digiunanti” si è impennato al 39%. Esistono del resto diverse varianti alla cosiddetta “dieta del digiuno”. Tra le più popolari, c’è la cosiddetta “5.2”, che consiste in due giorni settimanali di rinuncia drastica, confinata tra le 500 e le 600 calorie (a seconda del sesso della persona), e gli altri cinque di consumo illimitato, facendo comunque attenzione a evitare gli eccessi di grassi saturi e di attenersi a una soglia tendenziale tra le 2000 e 2600 calorie.

L’effetto riscontrato da una buona dieta non si limita alla perdita di peso in eccesso, ma coinvolge anche un miglioramento generale della salute, incluso un calo della pressione del sangue, dei livelli di colesterolo e di glucosio, nonché un potenziamento delle difese immunitarie. Solo che tali risultati, all’evidenza raccolta dagli scienziati americani, non sembrano perseguibili con maggior efficacia in chi sceglie l’impervia strada del digiuno. La dieta è una cosa seria, talmente seria da essere tra l’altro sconsigliata ad alcune categorie, incluse le donne in gravidanza. Il messaggio è chiaro: evitare le facili suggestioni e il “fai-da-te”. Meglio - anzi, a volte,  assolutamente necessario - farsi consigliare da uno specialista.

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