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Oltre ai tanti aspetti positivi la dieta mediterranea è caratterizzata anche da un elevato consumo di sale, fattore non indifferente nello sviluppo di ipertensione arteriosa, malattie cardio-cerebrovascolari, patologie renali, tumori del tubo digerente, osteoporosi

Sui benefici della dieta mediterranea la letteratura scientifica è sconfinata, a conforto della sua classificazione come “Patrimonio dell'umanità” da parte dell'Unesco. Eppure, alla luce dei dati sui problemi cardiovascolari e sul giro-vita sempre più ampio degli italiani, c'è qualche conto che sembra non tornare.

A rilanciare ora il tema sono le dichiarazioni di un'esperta, Simona Giampaoli, del dipartimento Malattie cardiovascolari, dismetaboliche e dell'invecchiamento dell'Istituto Superiore di Sanità, che in una recente intervista ha sottolineato come il nostro Paese sia particolarmente a rischio di ictus, non solo per l’età media avanzata, ma anche per qualche element della tanto decantata dieta.

Quest’ultima, infatti, ha spiegato la Giampaoli,  oltre ai tanti aspetti positivi  “è caratterizzata anche da un elevato consumo di sale, fattore non indifferente nello sviluppo di ipertensione arteriosa, malattie cardio-cerebrovascolari,  patologie renali,  tumori del tubo digerente,  osteoporosi”. I dati oggettivi citati dalla studiosa fanno riflettere:  quasi 200mila casi di ictus l’anno che esitano in un decesso nel 20% dei casi e in gravi disabilità in un altro 25%.  

Eppure, nota ancora Giampaoli, “la ricerca ha dimostrato che più del 50% degli eventi può essere prevenuto”. Come? Con i trattamenti farmacologici, sempre più efficaci anche in sede di prevenzione, ma anche con stili di vita adeguati: prioritari, lo stop al fumo, l’attività fisica, la riduzione dell’alcol, di grassi animali e colesterolo, nonché, appunto, del sale.

Qui sta il punto: il consume di sale non sempre appropriate nell’ambito della pur salutare dieta mediterranea che uno studio recentemente pubblicato sul International Journal of Epidemiology, ha definite “salubre solo per i ricchi”. Argomento serissimo che inquadra il problema sulla qualità degli acquisti alimentary.

Su questo la stampa britannica ha nei mesi scorsi celebrato la “rivincita del Nord” in termini di esposizione ai rischi vascolari e all’obesità, rispetto ai Paesi mediterranei. L’abbondanza di persone in sovrappeso è in effetti una conferma visibile, ma ci sono anche riscontri di indagini internazionali. Come ha documentato la rivista Lancet, la percentuale di bambini e adolescenti obesi si è triplicata in Italia negli ultimi trent’anni, arrivando nel 2016 a oltre il 10% delle ragazze e a quasi il 15% dei ragazzi. Dati che un tempo potevano suonare sintomatici di benessere, oggi rivelano il contrario, e richiedono risposte non solo sanitarie.

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