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Il problema del virus del raffreddore è che può presentarsi in centinaia di forme, e né il nostro sistema immunitario né i farmaci (inclusi i vaccini sperimentati da decenni) riescono a riconoscerle tutte.

È uno dei disturbi più frequenti, se non il più diffuso in assoluto. Ogni adulto si trova alle prese con un raffreddore, mediamente, per due volte all’anno, e tra i bambini si sale a quattro. Al contempo, i rimedi – dalle tradizionali tisane ai moderni farmaci – agiscono perlopiù favorendo il decorso della malattia e potenziando le difese del corpo. In altre parole, “attualmente non esistono trattamenti contro il raffreddore”, capaci cioè di bloccare il virus. Lo ricorda il biochimico italiano Roberto Solari, tra i protagonisti della sperimentazione di un nuovo antidoto. “È la prima molecola capace di contrastarlo”, annuncia.

Il problema del virus del raffreddore è che può presentarsi in centinaia di forme, e né il nostro sistema immunitario né i farmaci (inclusi i vaccini sperimentati da decenni) riescono a riconoscerle tutte. Inoltre, anche un ipotetico “attacco diretto al microbo” potrebbe essere vano se non controproducente, considerando la capacità e rapidità del bacillo di replicarsi, e di attivare inoltre meccanismi di farmaco-resistenza.

La novità ricordata da Roberto Solari, i cui dettagli sono pubblicati sulla rivista Nature Chemistry, emerge da un “approccio nuovo” al problema. I ricercatori dell’Imperial College di Londra stavano studiando, tra l’altro, un possibile antidoto alla malaria, e hanno intuito una potenziale soluzione dall’osservazione dei “comportamenti” molecolari. In termini semplici, anziché aggredire il virus, si tratterebbe di usarlo, “rubandone gli attrezzi” che mette in atto per, appunto, replicarsi.

Il virus, a margine delle capacità suddette di replica e autodifesa, ha infatti anche una debolezza. Non può vivere in maniera autonoma. Per sopravvivere e riprodursi deve infettare le cellule del corpo, dove incrocia una specifica molecola (si chiama “Nmt”). Il meccanismo scoperto in Inghilterra è la capacità di “sabotare” tale molecola umana, bloccandone le funzioni protettive del virus, e quindi arrestandolo. “Siamo agli inizi”, precisa Solari, in quanto la sperimentazione è stata finora effettuata solo in laboratorio, ma è un inizio che sembra foriero di una vera e propria rivoluzione terapeutica.

Nell’attesa che lo sviluppo arrivi sul banco del farmacista (e ci vorrà ancora un po’ di tempo), permangono le raccomandazioni “classiche” sulla prevenzione e cura. Tra queste, attenzione, non figura affatto quella di “alienarsi” dal mondo per evitare i contagi. Chi pensa così rischia di andare del tutto fuori strada. Una recente ricerca americana ha documentato viceversa come la solitudine amplifichi l’impatto sintomatologico del raffreddore. A ennesima conferma di come una buona rete di relazioni sociali sia fondamentale, anche per la salute.

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