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L'importante è “come” si cucina, ovvero la qualità dei grassi utilizzati. Come ribadito nei giorni scorsi al Congresso annuale della stessa Sid, quelli “saturi”, come il burro o l’olio di palma, sono particolarmente nocivi per il cuore e i vasi, ma anche per pancreas e fegato.

Belle, piccole ma nutrienti, “la forma perfetta”, una sostanza ad alto contenuto proteico. Delle uova si narrano però anche alcune controindicazioni di rilievo, che inducono anche i “non-vegani” a limitarne il consumo. Soprattutto, sarebbero un alimento “a rischio” per il colesterolo, con quel che consegue per i rischi cardiovascolari e altro. Su questo arriva però una smentita piuttosto sorprendente, con particolare riferimento a una delle categorie più a rischio, ossia le persone affette da diabete di tipo 2 o in uno stato definito “pre-diabetico”.

Lo si legge sull’American Journal of Clinical Nutrition con riferimento ad una ricerca australiana. Gli studiosi di un centro specializzato, affiliato all’Università di Sidney, hanno seguito per un anno 128 soggetti con diabete tipo 2 o in stato pre-diabetico suddivisi in due gruppi: il primo è stato sottoposto a una dieta ad alto consumo di uova (12 a settimana), il secondo autorizzato a consumarne massimo due a settimana. Lo studio è stato condotto cercando di “neutralizzare” altre variabili, relative alla condizione e alle abitudini alimentari del singolo, introducendo inoltre, per tutti, un elemento di variazione, ossia osservando i partecipanti mentre effettuavano un trimestre di dieta, a parità di consumo di uova.

In nessuna delle fasi coinvolte è emersa alcuna incidenza tra un elevato consumo di uova e parametri quali i livelli di colesterolo, la pressione sanguigna o la presenza di zuccheri nel sangue. Il dato è interessante anche perché, come ricordato dagli stessi ricercatori, le uova sono in effetti ricche di colesterolo. Evidentemente, quel che incide e che “entra” nel nostro sangue dipende soprattutto da altro.

Commentando i risultati, infatti, la ricercatrice Maria Ida Maiorino, della Società Italiana di Diabetologia (Sid), sottolinea che “ai pazienti inclusi nello studio veniva consigliato di consumare le uova bollite o in camicia, o anche fritte purché in olio extra-vergine di oliva”.

In altre parole, è importante anzitutto “come” si cucina, ovvero la qualità dei grassi utilizzati. Come ribadito nei giorni scorsi al Congresso annuale della stessa Sid, quelli “saturi”, come il burro o l’olio di palma, sono particolarmente nocivi  per il cuore e i vasi, ma anche per pancreas e fegato. Mentre quello che si cuoce - eccessi a parte - è relativamente secondario. Per gli studiosi australiani, comunque, per quel che riguarda le uova anche i timori di esagerazione sono infondati: “Sono una fonte di proteine e micronutrienti che potrebbero avere una serie di effetti positivi sulla salute e di proprietà dietetich – dicono - tra cui aiutare a regolare l'assunzione di grassi e carboidrati, favorire la salute degli occhi, del cuore e dei vasi sanguigni sani e favorire la salute in gravidanza”.

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