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A conferma di quanto gli indicatori sanitari procedano in parallelo con le variabili socio-economiche emerge che, nell’insieme dei 53 Paesi europei, negli ultimi cinque anni di pur faticoso recupero da una recessione gravissima, l’età media si è alzata di un anno. Al contempo, sono aumentate le diseguaglianze, anche nell’accesso alla salute.

“C’è chi ha troppo e chi troppo poco”, si dice, e vale anche per la salute. Di certo i dati che la coinvolgono, almeno quelli aggregati su larga scala, possono raccontare parecchio su “come stiamo” e dove stiamo andando. E quelli contenuti nell’ultimo European Health Report, discussi a Roma nella recente Sessione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), fotografano un’Italia che sembra “reggere” discretamente su alcune variabili, ma al contempo presenta ombre preoccupanti, e in particolare una:  i giovani.

 

A conferma di quanto gli indicatori sanitari procedano in parallelo con le variabili socio-economiche emerge che, nell’insieme dei 53 Paesi europei, negli ultimi cinque anni di pur faticoso recupero da una recessione gravissima, l’età media si è alzata di un anno, grazie a una riduzione del 2% (superiore agli obiettivi stabiliti in sede continentale) delle morti premature causate da malattie cardiovascolari, cancro, diabete mellito e malattie respiratorie croniche.

 

Al contempo, sono aumentate le diseguaglianze, anche nell’accesso alla salute. I miglioramenti citati riflettono dati complessivi, ma ve ne sono altri che documentano un peggioramento tra i ceti deboli, in particolare nell’Est Europa e in alcune regioni meridionali. E tra i Paesi che presentano le più gravi discrepanze figura proprio il nostro, che mantiene un’aspettativa di vita ai massimi europei ma al contempo presenta criticità e sperequazioni territoriali e sociali sulla qualità dell’assistenza.

 

Siamo ad esempio tra i Paesi più colpiti dalle malattie infettive (inclusa la recrudescenza del morbillo) e quelli che sulle coperture vaccinali falliscono l’obiettivo globale del 95% della popolazione. L’annoso problema delle differenze tra Regioni è già stato qui più volte documentato, ma a saltare agli occhi è ora un’“ingiustizia” in più che riguarda appunto delle nuove generazioni.

 

Lo ha ammesso pubblicamente la stessa Giulia Grillo: “La nostra attenzione deve spostarsi sulle popolazioni più giovani, in cui si registrano segnali d'allarme non più trascurabili”, ha detto la ministra della Salute. I segnali che denotano un’area specifica di disagio e chiamano a un salto netto d’attenzione sono diversi, coinvolgendo anche gli “stili di vita”. Tra i più preoccupanti: gli italiani restano sotto la media europea per l’incidenza dell’obesità e del sovrappeso, ma tra i maschi 15enni la prevalenza sale al 26%. Sulle sigarette, i fumatori adulti sono scesi al di sotto della media europea (anche se emerge un’inversione di tendenza tra le donne), ma tra gli adolescenti siamo saliti ai massimi continentali.

 

 

 

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