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È un quesito oramai “storico” su cui in effetti manca, anche nella scienza, una risposta univoca e definitiva, nel bene e/o nel male. Un'estesa ricerca internazionale sembra però segnare un punto in più per il latte, sul profilo della prevenzione cerebro-cardiovascolare. In generale, tra i tanti “pro” e “contro”, degli uni o degli altri, l'indicazione prioritaria rimane quella di evitare gli eccessi.

Siamo tra i pochi mammiferi a bere latte, a volte copiosamente, anche dopo lo svezzamento. E questo induce a non pochi interrogativi sui suoi effetti per la salute, che poi si aggravano alla luce dell’iper-sfruttamento cui sono sottoposte le mucche, in allevamenti industriali e non solo. Il tema è assai aperto, e non mancano le divergenze di vedute tra gli scienziati, a margine di alcuni “miti metropolitani”. Adesso uno studio internazionale (coordinato tra ricercatori canadesi, indiani, sudafricani e colombiani) pubblicato su Lancet sembra segnare un deciso punto a favore dell’amata bevanda.

All’esito della rilevazione, che ha incluso oltre 360mila persone di 21 Paesi di ogni continente, tra i 35 e i 70 anni, seguite per quasi dieci anni, emergerebbe che l’assunzione di latte e derivati, a lungo ritenuta un “fattore di rischio” cerebro-cardiovascolare, viceversa lo abbassi. Chi assumeva più di due porzioni di latticini al giorno, vedeva ridurre il proprio rischio di mortalità del 14%, calo che diveniva ancor più sensibile per il decesso cardiovascolare (23%), allargandosi al 34% per quel che riguarda l’esposizione agli ictus. A essere “promossi”, in particolare, il latte e lo yogurt, mentre su formaggi e burro sono emersi benefici statisticamente poco significativi.

Anche la Fondazione Veronesi è intervenuta recentemente a smentire alcune “fake news” contro il latte, in particolare sull'ipotesi che possa favorire l'insorgenza di tumori o dell'autismo (su cui si sono levati anche falsi spauracchi in relazione ai vaccini). “Non esistono riscontri scientifici”, precisa la Fondazione, pur ammettendo che la bevanda contenga alti livelli di lattosio e galattosio, che potrebbero alimentare, se consumati in alta quantità, i livelli di infiammazione cronica.

Specularmente, la Fondazione minimizza l'importanza del latte nella prevenzione dell'osteoporosi. “Non è solo bevendolo che si tutela la salute delle ossa”, chiarisce. Così come viene smentita una sua “virtù generale” contro il cancro. “Non esiste un'ìndicazione unica: un moderato effetto protettivo emerge rispetto ai tumori della vescica e del colon-retto, prudenza invece nel caso di un tumore al seno”.

La strada più sicura per la salute sembra dunque essere ancora una volta quella di evitare gli eccessi. “Bisogna sicuramente evitare di abusarne e ridurne il consumo con la crescita, ma non ritengo sia necessario abolirlo”, ribadisce in un'intervista la nutrizionista Giuseppina Bentivoglio, che in termini tecnici spiega: “La lattasi è un enzima inducibile, cioè la cui produzione da parte del nostro organismo è stimolata da una assunzione costante nel tempo; quindi anche grazie alla nostra straordinaria tradizione culinaria, la maggior parte della popolazione riesce a trarre benefici dal consumo di questa bevanda anche da adulto”. Senza esagerare, come in tutto il resto.

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