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Il nostro intestino può essere considerato un “secondo cervello”. Insieme al microbiota, quella numerosa popolazione di batteri “buoni” che vivono in maniera simbiotica con l’uomo al suo interno, gioca un ruolo importante nel regolare l’umore dell’individuo e nell’aggravare disturbi come ansia e depressione. Ma finora non era chiaro come questi microrganismi potessero svolgere questa azione. A fare chiarezza è stato uno studio dello University College of Cork, in Irlanda, pubblicato sulla rivista Neurotherapeutics. I ricercatori irlandesi hanno evidenziato che il microbiota agisce sull'intestino favorendo o contrastando la produzione di alcune sostanze, i peptidi, che, secreti dalle sue pareti, entrano nel circolo sanguigno e arrivano al cervello, condizionando l’umore dell’individuo. L’esistenza di questo meccanismo apre la strada a nuovi trattamenti con “psicobiotici”, particolari probiotici che, modificando il microbiota, possono essere un valido aiuto nel combattere disturbi dell'umore come ansia e depressione.

La comunicazione tra cervello e intestino è bidirezionale. L’apparato digerente può trasmettere diverse sensazioni al sistema nervoso, come nausea, fame o dolore, e questo ultimo a sua volta può influenzarne la funzionalità come accade, per esempio, in situazioni di stress che portano dispepsia o sindrome del colon irritabile. Questa comunicazione avviene attraverso segnali nervosi, immunologici e anche ormonali. In questo ultimo caso si tratta della produzione da parte di particolari cellule della parete intestinale, le cellule enteroendocrine, di peptidi, catene di aminoacidi, che il corpo umano usa come messaggeri tra intestino e cervello. Le cellule enteroendocrine rilasciano peptidi quando entrano in contatto con il cibo e sono influenzate a produrle dal microbiota, che è coinvolto nel processo di digestione. Sono numerosi i peptidi che agiscono su ansia e depressione: tra questi neuropeptidi Y, GLP-1, colecistochinine, ossitocina, grelina e fattore di rilascio della corticotropina.

Il microbiota ha importanti funzioni: per esempio, trasforma in molecole assimilabili sostanze che altrimenti non lo sarebbero, come le cartilagini e le molecole di cellulosa, e sintetizza sostanze indispensabili, come la vitamina K, che svolge un ruolo essenziale nella coagulazione del sangue. Questi microrganismi, presenti all’interno dell'intestino in un numero elevatissimo, compreso tra 1013 e 1014 si nutrono di zuccheri che l’essere umano mangia. Poiché il microbiota svolge funzioni molto importanti per l'organismo un suo alterato equilibrio può contribuire allo sviluppo di patologie gravi come malattie metaboliche, patologie infiammatorie croniche, sindrome del colon irritabile, obesità ma anche autismo, depressione e stress. “Le conclusioni del nostro studio suggeriscono che i peptidi rilasciati da cellule specializzate nell'intestino partecipano alla comunicazione intestino-cervello”, spiegano i ricercatori.

L’influenza dei probiotici e del microbiota su ansia e depressione è solo uno dei temi affrontati a Torino sabato scorso in occasione del convegno “The human brain seen from multiple perspectives” organizzato dall’Istituto di ricerca “Quantitative and Quantum Dynamics of Living Organisms - Center for Medicine, Mathematics and Philosophy Studies”, con il patrocinio della Società Italiana di Biologia sperimentale e del Politecnico di Torino. In questa occasione esperti internazionali si sono confrontati sul rapporto intestino-cervello, architettura e geografia del cervello, coscienza e comportamento, farmaci psicotropi, stress e reti neurali. “L’interesse crescente in questo ambito di ricerca condurrà senza dubbio a maggiori approfondimenti sui meccanismi alla base della comunicazione microbioma-intestino-cervello e fornirà una nuova comprensione delle potenzialità di strategie terapeutiche basate sui batteri che possono aiutare nel trattamento dei disturbi dell’umore”, concludono i ricercatori.

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