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La “stagione dell’influenza” vera e propria deve in realtà ancora iniziare, nel mese prossimo, anche se il nostro sistema immunitario è già stato aggredito soprattutto nel Nord Italia, tra virus parainfluenzali, adenovirus e rinovirus, che ogni anno coinvolgono fino al 12% della popolazione.

Ė iniziato la scorsa settimana il protocollo nazionale di monitoraggio “Influnet” (basato su segnalazioni a campione da medici e pediatri “sentinella”) che, salvo picchi ulteriori, si concluderà il prossimo 28 aprile. La “stagione dell’influenza” vera e propria deve in realtà ancora iniziare, nel mese prossimo, anche se il nostro sistema immunitario è già stato aggredito soprattutto nel Nord Italia, tra virus parainfluenzali, adenovirus e rinovirus, che ogni anno coinvolgono fino al 12% della popolazione. Ė comunque importante arrivare “attrezzati” alla “curva in salita” delle influenze, a partire da un’adeguata conoscenza.

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un elenco di “miti da sfatare”, e assai diffusi. In cima c’è quello che “non è grave”. Falso, tant’è che provoca fino a 650mila morti l’anno, milioni di ricoveri e una pluralità di rischi di complicanze. Gli altri imperativi riguardano la prevenzione e, soprattutto, i vaccini. Fondamentale l’igiene personale, a partire dalle mani, e anche cercare di limitare il contatto con persone malate, per quanto possibile.

Sulle vaccinazioni la mitologia coinvolge il fatto che il farmaco stesso possa esso stesso generare l’influenza (no, al massimo può dare un senso di debolezza per un paio di giorni) o gravi effetti collaterali, o ancora che andrebbe evitato per le donne in gravidanza, mentre vale l’esatto contrario: è importante soprattutto per loro, indebolite nelle difese immunitarie, così come per altre le categorie più fragili come gli anziani.

Invece, all’evidenza dell’ultimo anno, solo il 14% degli italiani si vaccina. E questo nonostante, si noti, il 70% riconosca l’importanza della vaccinazione stessa. Insomma, la maggioranza è consapevole in materia, ma manca all’evidenza un po’ di informazione sulla “facilità” di accedervi. Costa solo 2,4 euro per le famiglie (poco più di 3 euro per il Servizio Sanitario Nazionale), ed è gratuito per i soggetti a rischio (quali gli over-65, donne al secondo e terzo mese di gravidanza, veterinari, forze dell’ordine).

A tal proposito, la mancata prevenzione ha essa stessa un costo anche economico, sottolineato da uno studio presentato nei giorni scorsi al Congresso Nazionale della Società Italiana di Pneumologia a Venezia. Il prezzo complessivo stimato per “curare l’influenza” ammonta a circa 10,7 miliardi di euro annui, di cui 8,6 miliardi a carico diretto delle famiglie, vale a dire 250 euro ciascuna. Cioè, anziché spendere quei 2,4 euro di prevenzione, ne spenderemo poi in media cento volte di più. I virus in arrivo sono quattro, sicché la vaccinazione è quadrivalente. Per i soggetti “forti” è un’opzione, per altri, come detto, è un imperativo, a cominciare dalle gestanti: “I virus si possono trasmettere al feto o al bambino e i piccoli hanno difese molto ridotte perché non si sono ancora sviluppati; si possono avere problemi a ridosso del parto e durante l’allattamento”, ricorda Vito Trojano, vicepresidente della Società Italiana di Ginecologia.

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