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Tra promesse e annunci scientifici la cosa più convincente per chi si interessa di salute e ricerca medica è quella di superare tali “filtri” di comunicazione incontrando gli scienziati stessi. E’ quel che è successo nei giorni scorsi a Roma.

Tra promesse e annunci scientifici la cosa più convincente per chi si interessa di salute e ricerca medica è quella di superare tali “filtri” di comunicazione incontrando gli scienziati stessi. E’ quel che è successo nei giorni scorsi a Roma, con un incontro-stampa con la scienziata Francine Kaufman, pluripremiata endocrinologa americana (alla presenza di studiosi italiani, quali Martino di Messina, Coordinatore del Gruppo di studio del diabete della Società Italiana di Diabetologia Pediatrica), che ha raccontato con parole sue le novità in materia di “rivoluzione tecnologica sul diabete ”.

Fu lei infatti la prima ad aver concepito l’ipotesi di un “pancreas artificiale”, che coinvolgerà un microinfusore di insulina, un sistema di monitoraggio continuo della glicemia e formule algoritmiche connsse all’interno del microinfusore stesso capaci di regolarne in modo completamente automatico il corretto dosaggio.

Si tratta di un risultato ancora da raggiungere, ma alcune “tappe intermedie” sono già in atto, con rilevanti benefici per i pazienti. Dal marzo 2015 è infatti disponibile in Italia (e non ancora negli Stati Uniti) un “sistema integrato” (chiamato Medtronic MiniMed 640G) che, a detta dei produttori e della stessa Kaufman, è capace di prevenire oltre l’80% degli eventi ipoglicemici.

Il nodo è proprio nella definizione del giusto dosaggio di insulina richiesto dal diabete di tipo 1, caratterizzato dall’incapacità del pancreas di produrla. Il livello “giusto” non è uguale per tutti e in tutti i giorni, a seconda dell’alimentazione, dell’attività fisica e di altri fattori fisiologici, e tale variabilità induce spesso all’errore, stimato addirittura al 74% dei trattamenti. Ed è un errore grave, perché una somministrazione sbagliata può far aumentare la glicemia, e i rischi connessi di complicanze cardiovascolari, neuropatia e altro. Tale apparecchiatura sembra prevenire tutto questo, trasmettendo e visualizzando sullo schermo del microinfusore i valori di glucosio, sospendendo automaticamente l’erogazione di insulina quando in eccesso.

Un ulteriore sviluppo tecnologico, tramite un sistema “ibrido”, è stato sperimentato e pubblicato in questi giorni sul Journal of the American Medical Association. L’importanza di queste novità è nell’ampiezza della platea dei pazienti affetti da diabete 1, stimata in Italia sulle 250mila persone, di cui quasi un decimo minorenni, con costi pubblici di ricovero per un’ipoglicemia calcolati sui 2900 euro al giorno. Ora, “ci vorranno ancora alcuni decenni” per il traguardo di una cura definitiva del diabete. Fino ad allora, la priorità è quella della prevenzione, a partire dall’appropriatezza dei dosaggi. Oggi verificabile con una precisione fin qui sconosciuta.

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