MENU
Una delle piaghe più drammatiche e dilaganti del disagio psicologico e sanitario giovanile (e non solo), quello dei disturbi alimentari. Colpiscono, si stima, tre milioni di italiani, quasi tutti giovani, e in larghissima parte, per oltre il 95%, donne.

“Un’epidemia silenziosa”, la definisce l’editorialista di Repubblica Concita De Gregorio, ammettendo peraltro la colpa dei media stessi di aver (di nuovo) trascurato la ricorrenza, lo scorso 15 marzo, dedicata a una delle piaghe più drammatiche e dilaganti del disagio psicologico e sanitario giovanile (e non solo), quello dei disturbi alimentari. Colpiscono, si stima, tre milioni di italiani, quasi tutti giovani, e in larghissima parte, per oltre il 95%, donne.

Per questo è stata lanciata una campagna fa leva su un sito informativo curato da una rete associativa, con patrocini governativi, ma ancora in attesa di riconoscimento ufficiale della “Giornata” dedicata nei giorni scorsi al tema. Insomma manca un’attenzione diffusa al fenomeno, alla sua portata quanto alla necessità di attenzione. Esiste comunque un “numero verde”, l’800180969, attivato nell’ambito della stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri.

“La patologia non riguarda più solo gli adolescenti, ma va a colpire anche bambini in età prepubere, con conseguenze molto più gravi sul corpo e sulla mente”, spiega la Direttrice del servizio Laura Dalla Regione, specificando che i disturbi possano oramai iniziare sin dalla tenerissima età di otto anni. Questo per i disturbi più diffusi come l’anoressia o la bulimia, ma ce ne sono altri che possono incombere addirittura prima. E’ il caso del cosiddetto “Arfid”, ossia disturbo dell’alimentazione restrittivo, che colpisce già dai due anni, e consiste nell’eccessiva selettività alimentare del piccolo, il quale accetta solo cibi di una certa consistenza o colore. Si tratta di una forma “lieve”, che però, proprio per la tenera età su cui incombe, se non trattata adeguatamente può incidere sulla crescita, sulla salute e sulla socialità.

Sul più pericoloso dei disturbi, l’anoressia nervosa, i numeri sono tutt’altro che esigui, con almeno 8 nuovi casi l’anno su 100mila persone tra le ragazze, mentre per i maschi si scende intorno all’1, e per la bulimia la proporzione femminile sale sui 12 per 100mila. Globalmente, si stima che le forme più gravi di tali disturbi colpiscano oltre l’1% delle donne. Una piaga estesissima, dunque, che fa impennare fino a dieci volte il rischio di morte.

Si tratta per giunta di un settore che necessiterebbe più che mai di un approccio “integrato”, capace di incrociare le competenze di medici, psicologi e dietisti. Le strutture dedicate in Italia sono ancora relativamente poche, anche se qualcosa si è mosso negli ultimi anni. Dal 2008 il Ministero della Salute ha lanciato una mappatura, aggiornata sulla medesima pagina consacrata alla citata “Giornata del Fiocchetto Lilla”. E, come spesso accade, l’indagine stessa è foriera di un salto in avanti nella consapevolezza dei cittadini e addetti ai lavori. Sul concetto che quelle ragazze non possono essere lasciate sole.

Articoli Correlati

x