MENU
Sempre più giovani genitori sono pronti ad alleviare alleviare le fatiche della madre e a contribuire all’accudimento del neonato. Tutto vero, bello, tenero ed encomiabile. Ma sulla strada della parità nel post-nascita ci sono ancora tanti ostacoli…

C’è una letteratura, fatta di libri, racconti, vissuti personali, che esalta un fenomeno apparentemente nuovo, almeno nella storia contemporanea. Si tratta della tendenza ad una maggiore presenza dei papà dopo (oltreché durante) la gravidanza: sempre più giovani genitori sono pronti ad alleviare alleviare le fatiche della madre e  a contribuire all’accudimento del neonato. Tutto vero, bello, tenero ed encomiabile. Ma sulla strada della parità nel post-nascita ci sono ancora tanti ostacoli… Il primo tra tutti: a perdere il sonno è ancora sempre e solo la madre.

Lo rivela uno studio di larga scala, effettuato dalla Georgia Southern University (e presentato al 69mo congresso dell'American Academy della Neurology) su oltre 5.800 adulti fino ai 45 anni, per i quali è stato considerato come durata ottimale  del sonno un periodo compreso tra le sette e le nove ore, definendo “strutturalmente” insufficiente un sonno inferiore alle sei ore.

Numerose le variabili utilizzate: reddito, occupazione etnia, ampiezza del nucleo famigliare, problemi respiratori e altro. Ma a risultare davvero rilevanti sul piano statistico sono stati la presenza di un nascituro e il sesso del genitore. Tra le donne con un figlio piccolo è emersa un’esposizione al sonno insufficiente superiore del 50% rispetto al resto della popolazione femminile compresa nel campione. E per gli uomini? Tutta un’altra musica: le differenze registrate in conseguenza della presenza o meno di figli sono rimaste vicine  allo zero.
E il fatto che l’emergenza “sonno-neonato” è normalmente destinata a risolversi nei primi anni di vita, consentendo anche alle mamme di provare a “recuperare”, non deve far perdere di vista l’obiettivo di una buona dormita come indispensabile contributo al mantenimento dello stato di benessere.
Il sonno, ovviamente, non ha regole fisse, e varia in base alle esigenze fisiologiche di ciascuno e in rapporto all’età. Secondo le tabelle delle autorità americane, ad esempio, le esigenze di riposo progressivamente diminuiscono col passare degli anni. Si va dalle oltre 15 ore nei primi tre mesi  alle 13 fino ai due anni, per poi diminuire gradualmente alle 10 ore fino alla prima adolescenza, a  9 ore fino ai diciott’anni, a 8 ore tra gli adulti e 7 tra gli anziani.

Cifre indicative da declinare secondo le esigenze psico-fisiche di ciascuno. Qualunque sia il parametro personale, comunque, è importante averne rispetto. La carenza di sonno conduce a rischi di diabete, obesità, patologie cardiovascolari e depressione. Rischi dai quali i neo-papà si tengono, inconsapevolmente, ben al riparo.

Articoli Correlati

x