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Se lo chiamiamo “l’amico migliore dell’uomo” ci sono ottime e conclamate ragioni. Il cane ha capacità di affetto e fedeltà talmente generose da non essere scalfite neanche dai più gravi torti subiti dall’uomo. Ma c'è di più..

Se lo chiamiamo “l’amico migliore dell’uomo” ci sono ottime e conclamate ragioni. Il cane ha capacità di affetto e fedeltà talmente generose da non essere scalfite neanche dai più gravi torti subiti dall’uomo. Se a questo si aggiungono le sue doti di forza, coraggio e fiuto, il quadrupede diventa anche il più prezioso alleato nelle attività di protezione civile, ordine pubblico, gestione dei soccorsi. A detta di tanti, peraltro, quei soccorsi non si limitano solo alle emergenze – quando si tratta di trovare e salvare qualcuno – ma anche al nostro quotidiano benessere psico-fisico, proteggendo la nostra salute fino ad allungarci la speranza di vita.

Su questa base sono proliferate negli ultimi anni, in Italia come altrove, tante belle iniziative e organismi spontanei, di studiosi e appassionati, quali l’“Associazione Internazionale Educazione Cinofila e Cani Sociali”, orientata all’organizzazione di attività cinofile a favore della disabilità e all'educazione dei cani a tale scopo, o l’associazione “Pet Theraphy”, dedicata specificamente alla promozione della “terapia canina” in ambito sanitario.

La base scientifica c’è, ed è stata rilanciata in questi giorni anche in Italia. Si tratta in particolare dei risultati di uno studio curato dall’American Heart Association per la rivista “Circulation”, che ha tentato di mettere insieme la letteratura scientifica pregressa di rilievo per trarne delle indicazioni. La conclusione di massima è che la “Pet Therapy” sembra funzionare davvero. Chi ha un cagnolino e soffre, in particolare, di patologie cardiovascolari, vivrebbe (in media) sensibilmente più a lungo.

Dalla versione integrale dello studio emergono tuttavia precisazioni, cautele e la necessità di approfondimenti. Non sono chiari i rapporti di causa ed effetto, né risultano certezze sull’incidenza per diverse patologie, a eccezione di quelle al cuore, e delle ragioni del beneficio, a eccezione degli accertati benefici dell'induzione all’attività fisica. Tecnicamente, la presenza di un cane non andrebbe quindi considerata come “un imperativo sanitario primario”.

Insomma, non si sa bene il perché, ma sta di fatto che, a una significativa evidenza statistica, avere un cagnolino risulta far bene, al punto da allungare la vita a molti, specie grazie a quello stimolo motorio, affettivo e psicologico da lui infuso. Ed è una verità che viene ora presa sul serio perfino da strutture ospedaliere, anche italiane. Da questo mese il Centro Cuore degli Istituti di ricovero e cura Iseni-Sanità di Malpensa annuncia l’avvio della “Pet Therapy”, aiutando i pazienti ad adottare un animale abbandonato. Una bella notizia, per il paziente, e probabilmente anche per il suo prossimo “miglior amico”.

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