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Di “picchi influenzali” si parla a ripetizione, e non sempre a proposito. Ma stavolta sembra che ci siamo davvero.

Di “picchi influenzali” si parla a ripetizione, e non sempre a proposito. Ma stavolta sembra che ci siamo davvero. L’influenza quest’anno risulta più aggressiva ed è iniziata prima, arrivando al suo culmine altrettanto in anticipo, ossia proprio in questi giorni. C’è per la verità qualche mistero su tale tempistica e altro, e soprattutto permangono alcuni errori individuali sul come prevenire e affrontare il virus, che perciò merita qualche semplice, ma a volte essenziale, chiarimento.

 

Il fatto che ha destato qualche sorpresa è anzitutto sulle date dell’arrivo. Già prima della fine dell’anno la stagione influenzale era “ufficialmente aperta”, per i numeri che, pur con prevalenza nel centro-nord Italia, coinvolgevano la totalità delle regioni italiane, addirittura tre settimane in anticipo rispetto all’anno precedente. Di solito gli sbalzi termici e le basse temperature favoriscono il contagio, ma fino ad allora l’inverno era stato particolarmente mite.

 

Poi, comunque, il gelo è arrivato e, con il rientro al lavoro e, soprattutto, a scuola, l’ulteriore impennata c’è stata, tanto che la stima delle persone finora colpite sfiora i tre milioni, ossia il quadruplo rispetto a un anno fa, quando la stagione influenzale era appena agli albori. Morale, la settimana peggiore è ritenuta quella in corso, sebbene i “picchi” potrebbero rinnovarsi fino alla fine di febbraio, quando il bilancio complessivo potrebbe arrivare ai sette milioni di italiani complessivamente colpiti.

 

I fattori che spingono il contagio sono diversi, ma tra essi ce n’è uno che ci chiama in causa, ed è il calo registrato anche quest’anno nelle vaccinazioni, nonostante le campagne in proposito, con la parziale scusante che l’anno precedente era stato piuttosto “clemente”. Il risultato è nell’intasamento rilevato nei Pronto Soccorso di ogni latitudine. Si fa poca prevenzione, ci si ammala di più, con l’aggravante, segnalata dall’Istituto Superiore di Sanità, della presenza stavolta di varianti piuttosto aggressive (specie per il ceppo denominato A H2N2, originario di Hong Kong), che per giunta colpiscono in maniera severa soprattutto la categoria più esposta, ossia gli anziani, con conseguenze talora fatali.

 

La prevenzione, nonché la terapia, richiedono anche qualcos’altro. Gli imperativi sono sempre quelli, ma è bene ricordarli: una diagnosi tempestiva (riconoscendo i sintomi del naso chiuso, della stanchezza e dei dolori articolari) e ben mirata, con l’ausilio di un medico nei casi più gravi. Curare presto è importante, così come fare attenzione alle possibili ricadute successive. Bene naturalmente poi una dieta ricca di vitamine, il riposo, tenere la casa tiepida ma non caldissima, farmaci da non assumere a stomaco vuoto, evitando del tutto (salvo prescrizione contraria) gli antibiotici (inutili per l’influenza). Piccoli accorgimenti, ma cruciali al semplice e prioritario obiettivo di fondo: prevenire o curare l’influenza significa anzitutto rinvigorire il nostro corpo.

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