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Secondo un rapporto ministeriale sembra migliorare, nell’insieme, la garanzia dei servizi essenziali da parte delle Regioni, ma restano criticità. “Ancora troppe diseguaglianze”, lamenta Cittadinanzattiva. E per la sostenibilità del sistema-salute l’Huffington Post lancia la proposta: “Azioni premiali per le Regioni che incrementino il ricorso ai farmaci equivalenti”

Per una volta il bicchiere sembra un po’ più che mezzo pieno in materia di Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), ovvero le prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a fornire ai cittadini gratuitamente, o tutt'al più con la loro co-partecipazione tramite ticket.

L’elaborazione dei dati è di queste settimane, nell’ambito del Rapporto di Coordinamento di Finanza Pubblica 2018 della Corte dei Conti, un aspetto peraltro critico è che si riferiscono ancora al 2016. In quell’anno, comunque, sono uscite dall’“inadempienza” Sicilia, Molise e Sicilia. Restano nell’insufficienza ancora Calabria e Campania, anche se risultano anch’esse in risalita. Al vertice opposto, si conferma il Veneto.

Parametri che non convincono del tutto la più grande rete associativa italiana sulla salute, Cittadinanzattiva: “Non è pensabile continuare a considerare adempienti Regioni che hanno tempi per l’arrivo del mezzo di soccorso sul posto superiori a 18 minuti, o con un servizio di elisoccorso attivo solo di giorno”, commenta Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato dell’organizzazione, lamentando il perdurare di gravi diseguaglianze regionali e invocando quindi un maggior coordinamento nazionale.

Contro tali discrepanze la stessa Cittadinanzattiva ha lanciato un’apposita campagna, www.diffondilasalute.it, con l’eloquente slogan: “La salute è uguale per tutti”. Tutti gli attori del settore del resto convergono da tempo nella richiesta di maggiori risorse per la salute, inclusa l’attuale ministra Giulia Grillo. “Vogliamo aumentare i fondi per il SSN, ma dobbiamo ancora coprire quello che non era stato coperto per i Lea nella scorsa legislatura”, ha dichiarato in audizione parlamentare, riferendo di un “buco” pregresso che ammonterebbe a 600 milioni di euro.

Problemi di risorse, ma anche di scelte organizzative, incluso l’ambito farmacologico. Su questo è intervenuto anche l’Huffington Post, con un corsivo firmato da Carlo Gaudio, Direttore di Dipartimento a La Sapienza e Consigliere d’amministrazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco. Il ricorso ai farmaci equivalenti, meno onerosi per i singoli e la collettività, permetterebbe di “liberare le risorse necessarie ed indispensabili per rafforzare e razionalizzare la ‘governance’ del sistema farmaceutico nel nostro Paese, creando nuove risorse per colmare le maggiori spese per i farmaci "innovativi", evitando il continuo ricorso a misure emergenziali, tampone o, peggio, estemporanee e dannose”. Gaudio nota che il settore in Italia, seppure in crescita, rimane agli ultimi posti europei e, a livello nazionale, presenta discrepanze tra Nord e Sud, che sono del tutto parallele alla qualità complessiva del servizio sanitario offerto, come rilevato dall’ultimo rapporto ministeriale. Quindi lancia una proposta: “Azioni e sistemi premiali per quelle Regioni che riescano a incrementare i volumi di vendita di farmaci ‘generici’”.

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