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Tra gli obiettivi dichiarati del sito dell'Istituto Superiore di Sanità c'è proprio quello di contrastare le “bufale”, e l'ultimo dei capitoli coinvolge uno degli ambiti più rilevanti per la salute, quello dell'attività fisica, esso stesso esposto a un'enormità di fake news.

“Col web la disinformazione circola rapidamente ed è pieno di pifferai magici a cui è facile credere”, rimarcava nelle scorse settimane Piero Angela elogiando la costruzione di un nuovo portale da parte dell'Istituto Superiore della Sanità. “La scienza non è democratica, non prevede par condicio, non è la stessa cosa dire che la terra è quadrata oppure che è rotonda”, ha ricordato il decano dei divulgatori italiani. Tra gli obiettivi dichiarati del sito c'è proprio quello di contrastare le “bufale”, e l'ultimo dei capitoli coinvolge uno degli ambiti più rilevanti per la salute, quello dell'attività fisica, esso stesso esposto a un'enormità di fake news.

Tra le più diffuse - a volte dette scherzosamente ma non troppo - c'è il concetto che “faccio sport non per la pancia ma per poter poi mangiare di più”. Errore, perché se si sbilancia l'attività fisica con un'alimentazione scorretta si aggrava il corpo di una serie di corto-circuiti. Meno goliardicamente, si pensa talora che l'esercizio fisico sia “efficace se doloroso”. Il sacrificio, la fatica, sono importanti, ma il dolore, invece, è piuttosto il “mezzo con cui il corpo ci indica che si sta lavorando male oppure che si sta facendo uno sforzo troppo intenso".

Ma è “la linea” il tema prevalente nelle “bufale sportive”. “Più sudo più dimagrisco”, si pensa, magari preferendo le comode saune all'attività fisica. Sbagliato, perché “attraverso il sudore perdiamo solo liquidi e sali minerali”, e non il grasso, perché non lo contiene. Analogamente, non si butta giù la pancia con i soli esercizi addominali, che tonificano i muscoli “ma non comportano la perdita del grasso che li ricopre”.

Altri preconcetti sbagliati riguardano i presunti divieti sportivi per alcune categorie deboli, quali gli anziani e le donne in gravidanza, che invece non sussistono (salvo naturalmente la necessità di far uso di adeguata cautela), o anche il fatto che i bambini facciano sufficiente attività fisica giocando. Qui l'errore è grave, con l'esito che i bimbi italiani in sovrappeso risultano oramai ai primi posti in Europa. Dovrebbero invece fare sport almeno tre volte alla settimana, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

A tal proposito la stessa Oms, proprio in questi giorni, ha aggiornato le proprie stime sulla sedentarietà in Europa, e sono piuttosto preoccupanti. Il 42% della popolazione non svolge un'attività fisica adeguata (conteggiata in almeno 150 minuti alla settimana per gli adulti, un'ora al giorno per bambini e giovani). E a esser maglia nera è proprio l'Italia, dove i sedentari salgono al 60%. In questo sta l'allarme e, forse, il più grave pregiudizio da superare. Lo sport è una medicina e una variabile fondamentale di prevenzione, ma per conseguire i suoi benefici non basta un'occasionale “sudata”. Si tratta di muoversi, senza eccessi ma con costanza, ovvero con un minimo di regolarità organizzata.

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