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L’Italia è tra i Paesi più colpiti dal melanoma, ma presenta anche il “case study” di una notevole discrepanza territoriale, a scapito, stavolta, delle Regioni del Nord. Questione di meno “fototipi” protettivi della pelle. La patologia risulta in insidiosa crescita, ma ad aumentare sono anche le possibilità di cura, a iniziare dall’immunoterapia. A Napoli un Convegno internazionale ha fatto il punto sui progressi in materia

Rappresenta il 4% delle neoplasie della pelle, ma è responsabile dell’80% delle morti per cancro della cute. Soprattutto, il melanoma è in rapida crescita, più di quasi tutti gli altri tumori, anche e in particolare nel nostro Paese, sebbene con rilevanti differenze regionali, che per una volta penalizzano non il Mezzogiorno, bensì il Nord Italia. Nel pianeta, l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima circa 132mila nuove diagnosi l’anno, con un incremento intorno al 30% nell’ultimo decennio.

E colpisce piuttosto selettivamente, con percentuali che s’impennano soprattutto in Oceania e nei Paesi del centro-nord Europa. L’Italia rientra tra le aree più colpite, con quasi 14mila casi annui, e circa duemila decessi. E palesa un’accelerazione ancor più rapida, considerando che nel 2007 le diagnosi sono state la metà di quelle odierne. I dati sono stati ricordati dalla Fondazione Melanoma, che ha organizzato nei giorni scorsi il convegno internazionale “Immunotherapy Bridge”, con la partecipazione di oltre 200 esperti da tutto il mondo.

Il nostro Paese rappresenta un “caso-limite” anche in materia di discrepanze territoriali, in quanto le diagnosi riscontrate nel Sud sono il 45% in meno tra gli uomini e il 42% tra le donne rispetto al Nord. Le ragioni sono molteplici, ma all’evidenza c’è una variabile principale che determina quel notevole scarto. Si tratta nella presenza di “fototipi”, più elevati al Sud, che hanno una funzione protettiva della pelle rispetto all’esposizione solare.

Ė su quell’esposizione che si insiste coi suggerimenti di cautela, in sede di prevenzione, specie nelle stagioni calde, quando si va al mare. D’altronde, se aumenta rapidamente l’incidenza, sono in potenziamento anche le cure, fino a tempi molto recenti pressoché assenti. Ė il caso, in particolare, dell’immunoterapia, scelta a tema principale del convegno. Su di essa, ricorda il presidente della Fondazione, l’oncologo Paolo Ascierto, dell’Istituto Pascale di Napoli (tra i principali centri di cura al mondo in materia), proprio “ il melanoma ha rappresentato il modello per le verifiche sull’efficacia ”. Con esiti già positivi, che preludono all’arrivo a breve di nuove terapie. “La prima molecola immunoterapica approvata, ipilimumab, ha dimostrato risultati importanti: il 20% delle persone colpite dalla malattia in fase metastatica è vivo a 10 anni dalla diagnosi ”, nota Ascierto, sottolineando un “effetto memoria”, con un’efficacia protratta nel tempo, ben al di là della fine del trattamento.

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