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L'aumento globale – e italiano – del problema del sovrappeso e delle varie patologie coinvolte ha diverse cause, che coinvolgono anzitutto i nostri “comportamenti” privati e pubblici, dall'ambito alimentare alla sedentarietà. Esistono peraltro anche fattori di predisposizione genetica: da una ricerca europea emerge che “il colpevole” è il papà, mentre i geni materni avrebbero perlopiù una funzione protettiva

Gli “stili di vita”, tra la qualità dell’alimentazione e l’attività fisica, contano tantissimo, e i loro difetti sono i primi responsabili del fenomeno dell’aumento della propensione al sovrappeso, anche in Italia e soprattutto tra i bambini. Nondimeno, si dice, “il frutto non cade lontano dall’albero”, o almeno non sempre. Il proverbio ha un fondamento, i fattori di predisposizione genetica sono riconosciuti dalla scienza. E adesso trovano un dettaglio in più. I colpevoli non sarebbero genericamente “i genitori” ma solo uno, e cioè il papà.

Lo si legge sulla rivista Nature Communications e io dato emerge da una ricerca intergenerazionale condotta, su roditori, da centri universitari della Danimarca, della Germania e dell'Austria. Il presupposto, detto in parole comprensibili, è che ci sono varie forme di “grassi”, alcuni nocivi, altri no. I primi sono quelli “bianchi”, presenti nel tessuto adiposo perlopiù nello stomaco e su cosce e glutei, e ritenuti fattori di rischio cardiovascolare, di diabete e di altri disturbi metabolici.

La scoperta degli studiosi risiede nel fatto che sono perlopiù i geni del papà a condurre allo sviluppo di tale tessuto. Specularmente, è emerso che i geni materni facilitano invece la formazione del cosiddetto “tessuto adiposo bruno”, che avrebbe anzi effetti protettivi contro l’obesità e anche l’insulino-resistenza. Il segreto del “dono della mamma”, sarebbe nella funzione di un particolare gene, l’H19.

Il gene rappresenta solamente l’uno per cento del nostro codice genetico, ma le sue capacità protettive si produrrebbero essenzialmente nell’ambito del tessuto bruno, trasmesso appunto perlopiù dalla madre. La conclusione può innescare rivendicazioni e sfottò nella “guerra tra i sessi”, ma la sua portata scientifica è anzitutto un’altra.

L’H19 potrebbe rappresentare un nuovo fronte per la prevenzione e la cura dei problemi e patologie associate al sovrappeso.     “Ci auguriamo che i nostri risultati possano essere il primo passo verso lo sviluppo di trattamenti nuovi e migliorati per le malattie legate all'obesità”, commentano i ricercatori.

 

 

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