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Quasi tremila trapianti eseguiti solo l'anno scorso, quasi due milioni di italiani che hanno firmato il loro consenso alla donazione. Il primato già ampiamente celebrato del nostro Paese si è arricchito negli ultimi giorni si è arricchito di ulteriori novità che nobilitano la medicina italiana.

Quasi tremila trapianti eseguiti solo l'anno scorso, quasi due milioni di italiani che hanno firmato il loro consenso alla donazione. Il primato già ampiamente celebrato del nostro Paese - tra la competenza degli operatori e la generosità dei cittadini - si è arricchito negli ultimi giorni si è arricchito di ulteriori novità che nobilitano la medicina italiana.

A Roma, all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù, è stato effettuato il primo trapianto di fegato con la tecnica “domino” su due pazienti pediatrici. E cioè, l'organo asportato a un adolescente – che aveva ricevuto una donazione da cadavere – è stato utilizzato per un suo coetaneo, affetto da altra patologia. L'esito è stato ottimo, senza alcun problema post-operatorio, tanto che entrambi sono stati presto dimessi.

A garantire il successo è tra l'altro la peculiare natura “plastica” del fegato stesso, rispetto ad altri organi vitali. E anche su questo arrivano specifiche di rilievo dalla medicina della Penisola. In particolare è emerso, da studi effettuati per la prima volta direttamente sull'uomo, come il fegato rallenti il proprio processo di invecchiamento se trapiantato in una persona più giovane del donatore, palesando anzi notevoli proprietà di rigenerazione. 

Come si legge sulla rivista Aging Cell, gli studiosi dell'Università di Bologna e dell'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma hanno individuato “nuovi marcatori di invecchiamento e l'incremento di alcune piccole molecole di RNA attive nella regolazione dell'espressione dei nostri geni”, che hanno poi evidenziato “segni di ringiovanimento indipendentemente dall'età del donatore”.

L'esito è rilevante, tanto più che è stato riscontrato tramite biopsie da donatori nell'arco dell'estesa fascia d'età tra i 12 e i 92 anni. Di più, a detta degli studiosi, aprirebbe le porte a “ulteriori filoni di ricerca nella valutazione dell'invecchiamento dell'organo”. Il riferimento è anche all'ambito della “perfusione”, che con appositi macchinari alimenta artificialmente la rigenerazione circolatoria e l'ossigenazione dei tessuti. Il fegato, però, come appunto dimostra la chirurgia e la ricerca italiana, ha comunque le doti che servono per farcela da solo.

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