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“Stili di vita” poco corretti espongono non solo all’insorgenza di gravi malattie, ma anche a un precoce invecchiamento cerebrale. Lo documenta una massiccia ricerca americana, citando in particolare l’abuso di cannabis e alcol. In Italia arriva intanto la Settimana di Prevenzione dell’Invecchiamento Mentale, che pone l’accento su un’altra variabile: la poca attività fisica

Sui cattivi “stili di vita” gli allarmi “patologici” a volte suonano ambivalenti nella percezione dei destinatari. “Corro qualche rischio, me ne assumo la responsabilità, se mi ammalo la pagherò, ma intanto me la godo”, pensano in molti, quasi con orgoglio. Così facendo  naturalmente si sbaglia, per se stessi e i propri cari. E si sbaglia anche per una variabile in più, poco gradita a chi dice di “godersela”: “trattarsi male” ha anche l’esito di farci invecchiare, prima e peggio, anzitutto sul piano cognitivo.
A ricordarlo  e a documentarlo robustamente è ora una ricerca effettuata da alcune accademie californiane, pubblicata sul Journal of Alzheimer’s Disease. Sono stati coinvolti oltre 30mila individui, dai nove mesi di vita fino a ultracentenari, sottoposti a due scansioni cerebrali (“Spect”, tomografia computerizzata a emissione di fotoni singoli), una durante uno stato di riposo, l’altra durante uno sforzo di concentrazione. 
Il presupposto metodologico è nell’importanza dell’afflusso di sangue al cervello. Esso rappresenta solo il 2% della massa corporea, ma riceve circa un quinto del sangue pompato dal cuore, per il tramite di oltre 370mila vasi sanguigni. E così, gli studiosi americani hanno analizzato la circolazione sanguigna in ben 128 regioni cerebrali, confrontando i parametri dell’“età stimata” del cervello e quella “cronologica”, valutandone gli eventuali nessi con i comportamenti personali e altre variabili.
Ė quindi emerso che il consumo costante di alcol induce a un invecchiamento precoce di 0,6 anni, col deficit di attenzione si sale a 1,4, col disturbo bipolare a 1,6, con l’uso prolungato di cannabis si arriva a 2,8, e con la schizofrenia a 4. Gli studiosi sottolineano soprattutto il dato relativo all’uso di  marijuana, peraltro ancora terreno di dispute più o meno ideologiche e al contempo ingrediente-chiave soprattutto nell’ambito della terapia del dolore. Il problema qui segnalato è comunque quello dell’abuso. “Non è una sostanza innocua, i nostri risultati invitano a un ripensamento del suo effetto sul cervello”, spiegano gli autori dello studio. 
Si tratta di temi che convergono con un’iniziativa tutta italiana.
Dal 17 al 22 settembre ricorre la Settimana di Prevenzione dell’Invecchiamento Mentale, organizzata dall’associazione no profit Assomensana. Tra test, colloqui ed eventi informativi l’iniziativa coinvolgerà 350 specialisti e 200 città. La variabile sottolineata sarà però un'altra, ossia l’importanza dell’attività fisica, per il cervello e naturalmente non solo. “La mancanza di movimento è uno dei fattori più importanti nell’insorgenza di molte patologie moderne, dal diabete alle cardiopatie”, ricorda il presidente di Assomensana, Giuseppe Alfredo Iannoccari, in aggiunta all'accertata accelerazione del declino cerebrale.

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