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In alto i cuori, e la speranza dei bambini, tutti, e soprattutto di quelli che stanno male. Questo il senso del lancio contemporaneo di migliaia di palloncini da ospedali, scuole e piazze di decine di città italiane avvenuto lo scorso 15 febbraio.

In alto i cuori, e la speranza dei bambini, tutti, e soprattutto di quelli che stanno male. Questo il senso del lancio contemporaneo di migliaia di palloncini da ospedali, scuole e piazze di decine di città italiane avvenuto lo scorso 15 febbraio.  L'iniziativa era peraltro internazionale, delle 183 associazioni (anche del nostro paese) che compongono la “Childhood Cancer International” (Cci) e hanno animato la quindicesima edizione della Giornata Mondiale contro il Cancro Infantile.

Si tratta di un ambito su cui cala perlopiù un colpevole silenzio, oltretutto a fronte di cifre preoccupanti. La stima globale è di 215mila nuovi casi l'anno nella fascia d'età tra 0 e 15 anni, e altri 85mila tra i 15 e i 19. L'Italia risulta tra i paesi più esposti, con 1380 ammalatisi l'anno scorso e 780 adolescenti. E se per i primi si rileva un lieve calo, dell'1% su base annua, per i secondi la tendenza continua a salire, del 2% 

Serve dunque un salto in avanti nell'attenzione pubblica al fenomeno. Tra le priorità fissate dalla Cci si sottolinea il “diritto” a cure tempestive e efficaci, che ai fatti rappresenta un diritto negato per migliaia di bambini nel mondo. “Il cancro pediatrico è una patologia troppo spesso trascurata”, si denuncia, oltre a costituire “un induttore di povertà delle famiglie che ne sono colpite”, invocando perciò un'assistenza e un aiuto concreto.

Non a caso sono proprio i genitori a mobilitarsi in prima linea sul tema, per il tramite, in particolare, della Federazione Italiana Associazioni Genitori Oncoematologia Pediatrica (Fiagop), in collaborazione con l'Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatica (Aieop). Tantissime le iniziative, tra eventi festosi e convegni pubblici, attivate nell'arco della Giornata, e anche nei giorni precedenti e successivi, molti dei quali centrati sul nodo della prevenzione, a iniziare dalle buone abitudini alimentari.

L'obiettivo non è peraltro solo quello di alzare l'asticella della sensibilizzazione sul problema, ma anche un salto di qualità nell'assistenza farmacologica. “Riconvertire ad uso pediatrico i farmaci concepiti per gli adulti porta a un utilizzo non del tutto adeguato del medicinale stesso a cominciare dalla modalità, dal dosaggio e soprattutto non tiene conto dell’individuo a cui viene somministrato”, spiega il presidente Fiagop Angelo Ricci, nell'appellarsi alle istituzioni e al mondo scientifico: per una medicina capace di calibrarsi davvero sulle esigenze specifiche dei piccoli.

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