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C’è una buona notizia, anche se un po’ meno buona di quanto viene per lo più titolato e tradotto, anche dalle agenzie italiane. La news è che esiste un trattamento immunoterapico contro le varie forme di rinite allergica.

C’è una buona notizia, anche se un po’ meno buona di quanto viene per lo più titolato e tradotto, anche dalle agenzie italiane. La news è che esiste un trattamento immunoterapico contro le varie forme di rinite allergica, inclusa la cosiddetta “febbre da fieno”, e che, all’evidenza, fornisce esiti davvero incoraggianti. Il problema è che per ottenere questi risultati bisogna prolungare la terapia più di quanto si presumeva finora.

E’ quanto emerge da una ricerca realizzata dagli studiosi  dall’Imperial College di Londra e pubblicata sulla rivista internazionale Jama. Lo studio ha coinvolto un centinaio di volontari, affetti da rinite, seguiti per diversi anni nel centro specialistico dell’ospedale Royal Brompton: una parte di essi è stata trattata con il prodotto in sperimentazione e una parte soltanto con un placebo.

L'esito è stato inizialmente deludente: la somministrazione, prolungata fino a due anni, conduceva sì a un effettivo sollievo, ma solo per un breve periodo. Ad un anno di distanza dalla sospensione della terapia gli effetti sembravano svanire del tutto. Si è visto però anche che prolungando il trattamento fino alla soglia di tre anni – del resto già suggerita da alcune agenzie internazionali – si ottengono risultati duraturi, che si protraggono per molti anni.  L’esito dell'indagine – riferita specificatamente alla rinite allergica – sembra indirettamente ribadire il concetto generale dell'importanza dell'aderenza terapeutica. Abbandonare le cure prima del tempo prescritto perché ci si sente nel presente un po' meglio è una scelta deleteria, che ne inficia l'efficacia nel medio e lungo periodo.

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