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Tra periodiche discussioni e non poche “fake news” sul tema generale dei vaccini (consigliati anche dai medici più critici verso il mondo farmacologico), con conseguenze negli ultimi anni sulla propensione a immunizzarsi, esiste qualche ragionevole quesito sull’opportunità o meno di vaccinarsi contro l’influenza per alcune categorie specifiche.

Tra periodiche discussioni e non poche “fake news” sul tema generale dei vaccini (consigliati anche dai medici più critici verso il mondo farmacologico), con conseguenze negli ultimi anni sulla propensione a immunizzarsi, esiste qualche ragionevole quesito sull’opportunità o meno di vaccinarsi contro l’influenza per alcune categorie specifiche. È il caso, in particolare, delle donne in gravidanza. Va da sé che la miglior risposta è, anche in questo caso, quella condivisa tra medico e paziente, in relazione alle sensibilità e situazioni specifiche.

Qualche informazione di portata generale comunque c’è, tanto da trovare espressione anche in un bollettino aggiornato nei giorni scorsi dal Ministero della Salute. Ebbene, la vaccinazione per le donne incinte è, non solo consigliata, ma anzi raccomandata nel secondo e terzo mese di gravidanza, tanto da includerle nelle categorie “sensibili” (quali gli anziani, i bambini e gli adulti affetti da malattie respiratorie o cardiovascolari), per le quali è “offerta attivamente e gratuitamente”.

Le ragioni di questo sono state recentemente ricordate, ad esempio, sul Corriere della Sera, da Antonio Clavenna, dell’Istituto Mario Negri di Milano responsabile dell’Unità dell’Unità Farmaco-epidemiologia del Laboratorio per la Salute Materno-Infantile. Spiega che l’esistenza di rischi per il feto derivante da un’influenza della gestante sono ancora dubbi. C’è chi ipotizza un aumento di rischio di aborto prematuro o di aborto spontaneo, ma è un “riscontro non confermato in altre analisi”.

Il rischio però c’è e riguarda la gestante stessa, e questo coinvolge appunto gli ultimi sei mesi di gravidanza. In questa fase “l’organismo va incontro a modifiche che riguardano, tra l’altro, la circolazione sanguigna e l’apparato respiratorio, la donna in attesa si trova in una situazione di maggiore fragilità, per certi aspetti simile ad altri gruppi a maggior rischio di complicanze influenzali”. Insomma l’influenza andrebbe seriamente evitata, anche se, nota ancora l’esperto, l’immunizzazione diminuisce il rischio di ammalarsi, ma non lo azzera del tutto.

E per quel che riguarda gli eventuali rischi derivanti invece dal vaccino? Del tutto insussistenti, sia per la madre che per il nascituro. Rimane il quesito sul perché lo stesso Ministero confini la sua raccomandazione al secondo e terzo trimestre e non coinvolga il primo. La risposta è semplicemente in quanto già detto: anche se non sono mai emersi danni dal vaccino influenzale, si preferisce tenere una prudenziale, massima cautela, confinando gli appelli alle categorie più a rischio di complicanze per l’arrivo dell’influenza: le gestanti dopo il terzo mese di gravidanza sono tra queste.

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