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Più coordinamento tra medici di base, ospedalieri e farmacisti. E maggior ricorso ai farmaci equivalenti.

Più coordinamento tra medici di base, ospedalieri e farmacisti. E maggior ricorso ai farmaci equivalenti. La ricetta per la Sanità del futuro, quella che si vorrebbe “territorializzata”, più rapida e vicina al paziente, capace di assisterlo anche nelle sue esigenze di efficacia e costo terapeutico, ha fatto ingresso al Senato, in una conferenza che ha avuto l’anomalo esito dell’unanimità.

“Appropriatezza, continuità ospedale-territorio, equivalenza terapeutica, aderenza alla terapia e umanizzazione delle cure sono tutte facce della stessa medaglia”, ha spiegato a Palazzo Madama il professor Francesco Saverio Mennini, Research Director del CEIS – Centre for Economic Evaluation and HTA (EEHTA), Università di Roma ‘Tor Vergata’. Quello era il titolo e lo svolgimento. Un miglior coordinamento sarebbe cruciale per i pazienti, sul profilo della qualità dell’assistenza e su quello del risparmio. E, per entrambi, la spinta dell’equivalente risulta cruciale.

Il nodo non è nei massimi sistemi. Il problema drammatico è, tra gli altri, quello di una quantità crescente di italiani che rinunciano alle spese mediche a causa della crisi. Sono il 25%, secondo uno studio del 2015 di Confindustria. Il 71% le taglia, secondo i dati Istat 2013.

“Ciò non è accettabile, perché questo ipotetico risparmio di oggi sarà il dramma del domani”, avverte Marcella Marletta, Direttore Generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Ministero della Salute, nel rilanciare l’orizzonte del generico: “garantisce la qualità cura e al contempo un forte risparmio”.

La strada è quella, e le associazioni dei consumatori sono in prima linea, come Cittadinanzattiva in procinto di lanciare una nuova campagna per l'equivalente. Tutti d’accordo, dunque, eppure manca ancora qualcosa, che relega l’Italia agli ultimi posti Ocse. Permane un “vuoto nell’informazione medico-scientifica” sul generico, a danno di pazienti e perfino medici: se colmato, permetterebbe una miglior cura e risparmi per nuove terapie innovative, si è detto all’unisono in Senato.

 

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