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I primi farmaci biosimilari sono stati ammessi nel mercato europeo solo nove anni fa ma, sebbene i dati sulla crescita siano da escalation, permangono le resistenze tra prescrittori e pazienti, specie in Italia.

I primi farmaci biosimilari sono stati ammessi nel mercato europeo solo nove anni fa ma, sebbene i dati sulla crescita siano da escalation, con previsioni che arrivano al 50% delle nuove registrazioni entro il 2020, permangono le resistenze tra prescrittori e pazienti, specie in Italia. E con esse, permangono le richieste di nuove verifiche. Così ha fatto la Commissione del Farmaco del Lazio, partendo dal presupposto del bassissimo uso nella Regione, solo il 6%, inferiore alla media nazionale, che a sua volta si colloca in basso alle classifiche europee.

Le ulteriori verifiche, intendiamoci, possono suonare stucchevoli, in quanto l’approvazione stessa del farmaco biologico è preceduta da onerose analisi e assidui monitoraggi che ne comprovano la similitudine rispetto al farmaco originator “di riferimento”, con documentata irrilevanza delle differenze legate ai diversi metodi di produzione. Nessun farmaco biosimilare “non comparabile” è sul mercato, così come nessun biosimilare ammesso è mai stato ritirato dal commercio.

In ogni caso, per fugare ogni dubbio nell’opinione pubblica, a partire da medici e pazienti, la Commissione regionale ha prodotto uno studio esteso, che ha fatto leva su centinaia di ricerche, locali e internazionali, e su centinaia di migliaia di pazienti.

L’esito è l’accertata “sovrapponibilità” dei biosimilari ovunque. Sono stati esaminati diversi settori, in relazione ai vari agenti eritropoietici (Esa). Ebbene, si è riscontrata la completa sostituibilità rispetto ai medicinali di riferimento riguardo a varie categorie di pazienti e patologie, dai tumori all’anemia alle malattie renali. In nessun caso è emersa una differenza nella qualità dell’assistenza.                                            

 

Lo studio conteggia anche il potenziale risparmio di un maggior utilizzo dei biosimilari: 11 milioni di euro annui nel solo Lazio. Non c’è altro da aggiungere, salvo una curiosità: il corposo lavoro di verifica e ricerca della Commissione è stato ben documentato sull’edizione cartacea de Il Sole 24 Ore, ma quasi nessun portale ne ha fatto eco.

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