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Un sondaggio di Repubblica ha rilanciato nei giorni scorsi l’allarme: dietro alla piaga ci sono nodi organizzativi e finanziari e, come denuncia Cittadinanzattiva, parecchi sprechi.

Quando l’attesa è troppo lunga il risultato ultimo è che la cura non c’è, men che meno la prevenzione. Un sondaggio di Repubblica ha rilanciato nei giorni scorsi l’allarme, peraltro ben noto ai pazienti. Dietro alla piaga ci sono nodi organizzativi e finanziari e, come denuncia Cittadinanzattiva, parecchi sprechi. In essi c’è al contempo la chiave virtuale della soluzione, su cui i generici potrebbero fornire un contributo decisivo.

I dati sono questi: quasi la metà degli italiani rinuncia alla prestazione sanitaria pubblica a causa delle lungaggini, oppure si rivolge ai privati moltiplicando le proprie spese, secondo una recente indagine del Censis. Ci vogliono mediamente due mesi per una mammografia, un mese e mezzo per un’estrazione dentaria urgente, altrettanto per una visita ginecologica, ancor di più per una visita ortopedica.

Queste sono però solo le medie, che nascondono situazioni e tempi ben più drammatici. Si arriva ai 478 giorni per le mammografie asintomatiche al Cardarelli di Napoli, 441 alle Molinette di Torino. Per una risonanza alla colonna vertebrale ci vogliono 289 giorni al Galliera di Genova. A Lecce bisogna aspettare quasi un anno per una tac addominale, altrettanto per operarsi alle tonsille agli Spedali Civili di Brescia. Addirittura due anni per una day surgery proctologica al San Camillo di Roma.

Sono dati incresciosi, che fanno moltiplicare i convegni e le tavole rotonde alla ricerca di una soluzione. In questi giorni, tra l’altro, un vertice ad Arezzo tra sindaci della provincia, una conferenza della Cisl nel Lazio. Soprattutto, un rapporto di Cittadinanzattiva-Tribunale per i Diritti del Malato ha evidenziato un’enormità di sprechi, per la metà attribuiti al mancato o scarso utilizzo di dotazioni strumentali. “ I tagli al Servizio Sanitario Nazionale cumulati tra il 2011 e il 2015 – incalza il coordinatore Tonino Aceti - sono stati di 54 miliardi, praticamente mezzo fondo sanitario. Nessuno però ha spiegato se e quanti sono stati gli effettivi risparmi prodotti e come sarebbero stati reinvestiti ”.

Il nodo è largamente qui, l’investimento. “Abbiamo stanziato 10 milioni per assumere 150 professionisti nei settori in difficoltà”, ha spiegato al quotidiano il governatore della regione più virtuosa nella riduzione dei tempi d’attesa, l’Emilia Romagna. Dove trovare le risorse? “Gli ospedali colmino il ritardo nel ricorso ai meno costosi farmaci generici”, ripetono da mesi come un mantra i vertici dell’Agenzia Italiana del Farmaco.

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