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Si spalancano gli studi medici, li si rendono aperti in via quasi perenne, con benefici terapeutici, dalle emergenze alla cronicità, e perfino con facilitazioni “burocratiche” per l’accesso alle altre strutture sanitarie.

E’ un “Atto di indirizzo”, e necessita di seguiti normativi o almeno regolamentari per implementarsi. Ma è stato fatto, al massimo livello, e prefigura un cambio di rotta che punta ai fondamentali dell’assistenza. A beneficio del paziente. Si spalancano gli studi medici, li si rendono aperti in via quasi perenne, con benefici terapeutici, dalle emergenze alla cronicità, e perfino con facilitazioni “burocratiche” per l’accesso alle altre strutture sanitarie.

La “rivoluzione” è annunciata dal “Comitato di Settore” Governo-Regioni (presieduto dall’economista ex assessore lombardo Massimo Garavaglia), e messa ora nero su bianco dopo mesi di discussioni e correzioni al seguito di un’intesa di massima siglata nell’estate 2014. Prevede una riorganizzazione complessiva della medicina di base, sulla base delle “Aggregazioni funzionali territoriali” allestite su base regionale, con un bacino d’utenza massimo di 30mila abitanti. Vincolate a coordinare e a garantire una serie di servizi fondamentali.

In primis, l’apertura degli studi medici di famiglia, prevista per 16 ore al giorno, dalle 8 alle 24, e per sette giorni su sette. Nelle otto ore notturne di chiusura subentra il 118. Potenziata anche la pediatria, garantita dalle 8 alle 20 per cinque giorni alla settimana. Oltre alla cura, gli studi serviranno anche alle prenotazioni per le visite specialistiche, ticket compresi, bypassando il Centro Unico di Prenotazione. Gli studi diverranno dunque il cuore pulsante, a tutti gli effetti, dell’assistenza, dove poter fare o almeno predisporre quasi tutto.

All’accordo plaudono infine tutti, a iniziare dagli stessi operatori. Potenziare il ruolo degli studi consentirà tra l’altro di superare gli “intasamenti nei pronto soccorsi a discapito di chi ha una vera emergenza”, spiega il Segretario del sindacato dei medici di medicina generale Giacomo Milillo. Un passo per l’agognata “sanità territoriale”, senza la quale, dinanzi a qualsiasi necessità anche di poco conto, si finisce col correre all’ospedale.

All’apprezzamento si uniscono anche le associazioni dei pazienti. Purché, avverte Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, “il tutto avvenga senza ulteriori costi per le famiglie”. Tale clausola è per la verità contenuta nell’Atto stesso. Che sia rispettata, dunque, come tutto il resto.

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