MENU
Sabato scorso il signor Tony Seidl ha compiuto cinquant’anni. E li ha festeggiati iniziando un viaggio, straordinario per diversi motivi.

Sabato scorso il signor Tony Seidl ha compiuto cinquant’anni. E li ha festeggiati iniziando un viaggio, straordinario per diversi motivi. Perché è una lunga avventura in bicicletta, dalla Germania all’Italia, varcando le Alpi attraverso il confine austriaco. Perché è un pellegrinaggio, ed è compiuto a partire da e non verso una meta consueta in proposito: la pedalata è iniziata dal paesino bavarese di Altötting, ritenuto “il cuore cattolico tedesco”, attirando milioni di fedeli grazie alla “Madonna Nera” venerata nel piccolo santuario di Gnadenkapelle; ma la destinazione è viceversa Padova, terra del suo “santo protettore”, Sant’Antonio. Il “perché” più importante è però un altro: il signor Seidl fa tutto questo col morbo di Parkinson.

Era una specie di voto, fatto al Santo prima di sottoporsi a un intervento neurologico. “Se va bene andrò a trovarlo”, disse. Adesso mantiene la promessa con un percorso di mezzo migliaio di chilometri a un ritmo che può spaventare anche i più atletici, circa 48 al giorno, attraversando tra le altre Salisburgo, Udine e Mestre, dove incontrerà specialisti e associazioni di pazienti.

Quando seppe della malattia, era un 38nne in carriera, dirigeva il settore telecomunicazioni di un’azienda. Quindi lo choc: “Pensavo che il Parkinson colpisse solo gli anziani”. Due anni fa l’intervento, una “stimolazione cerebrale profonda”, che prevede l’impianto di un “neurostimolatore” nel petto, capace di emettere, tramite sottili elettrocateteri, lievi impulsi al cervello, sollecitato quindi a impartire alcuni comandi ai muscoli, favorendone il coordinamento e limitando i tremori. L’esito è che Tony può oggi nuotare per 500 metri, e varcare i monti a bordo di una speciale bici.

In Europa il Parkinson colpisce almeno 1,2 milioni di persone, specie sopra i 60 anni, ma nel 5% dei casi può appunto iniziare molto prima, tra i 20 e i 40 anni. Nasce da una carenza di produzione di “dopamina” nelle cellule nervose, le cui cause possono essere genetiche, ma nella maggior parte sono “tossiche”, per l’esposizione (tra gli altri) ad alcuni pesticidi o a metalli pesanti (colpendo spesso ad esempio i saldatori).

E’ ancora lunga la strada della ricerca su questa patologia. Ma molto si muove (di questi giorni, tra l’altro, la scoperta a La Sapienza della possibilità di diagnosticarlo facilmente sulla saliva), e molto si può fare. Tony lo sta dimostrando, insieme a un’altra cosa: l’importanza di parlarsi, anche tra pazienti. Così fece quando si ammalò, e così fa ora, anche nelle sue tappe italiane.

Articoli Correlati

x