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Un paio di settimane fa abbiamo raccontato una novità in arrivo, stando almeno agli “atti di indirizzo” del governo d’accordo con le regioni. Riguarda i medici di famiglia, impatta l’insieme dell’assistenza di base, allargando le fasce orarie degli studi.

Un paio di settimane fa abbiamo raccontato una novità in arrivo, stando almeno agli “atti di indirizzo” del governo d’accordo con le regioni. Riguarda i medici di famiglia, impatta l’insieme dell’assistenza di base, allargando le fasce orarie degli studi e alleviando la necessità di ricorrere al pronto soccorso, almeno nelle fasce diurne. Più “sanità territoriale” e meno “ospedaliera”, dunque, secondo un concetto perorato diffusamente da anni.

Abbiamo anche sottolineato il seppur cauto appoggio di massima dalle associazioni dei pazienti, nonché quello del principale sindacato della categoria, la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg). Tuttavia non tutti sono d’accordo, e data l’importanza del tema per la collettività, è giusto darne conto e illustrarne le motivazioni.

La “rivoluzione” consisterebbe in un’estensione dell’apertura degli studi medici di famiglia, addirittura 16 ore al giorno, dalle 8 alle 24, sette giorni su sette, allargando anche la pediatria (dalle 8 alle 20, per cinque giorni alla settimana), potenziandone inoltre le funzioni amministrative (prenotazioni, ticket). Questo sarebbe possibile tramite le “aggregazioni funzionali territoriali”, gruppi di professionisti capaci di sostituire il medico di base quando non c’è, assicurando la continuità del servizio.

Ora, qual è l’obiezione contestata principalmente dai sindacati confederali (Cgil, Cisl e Uil), con tanto di manifestazione la scorsa settimana in piazza Montecitorio? Il problema, dicono, è quel che accadrebbe dalle 24 alle 8. Si consoliderebbe in apparenza l’assistenza diurna ma, obiettano, di notte sarebbe il caos. Ci sarebbe “il taglio della guardia medica e l'uso improprio del 118 in quella fascia oraria”. In altre parole, i pronto soccorsi, che teoricamente dovrebbero trarre sollievo dalla riforma, di fatto finirebbero a intasarsi ulteriormente in quelle ore, costretti a occuparsi di “febbriciattole” a scapito delle vere emergenze. Il contrario dell’obiettivo dichiarato, insomma.

Chi ha ragione e chi torto? Probabilmente non ci sono risposte esaustive. Sulla filosofia della riforma il consenso è piuttosto ampio, sui dettagli si dovrà fare attenzione. “La riforma non stanzia alcuna risorsa”, notano i detrattori. Ed è questo a segnare anche la “cautela” dell’appoggio delle associazioni. “Che il piano non nasconda ulteriori costi per i pazienti”, avvertono.

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