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Ci sono bambini che per predisposizione genetica hanno un metabolismo "risparmiatore", cioè bruciano meno calorie di quante dovrebbero. Sono bambini che quindi hanno più probabilità di diventare obesi e su cui è possibile intervenire con mirate misure di prevenzione. Ad aprire questa nuova strada per contrastare l'epidemia d'obesità globale in atto è stato uno studio condotto dall’Università di Pisa e del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases del Maryland. I risultati, pubblicati sulla rivista Metabolism Clinical and Experimental, indicano che è possibile determinare il rischio obesità di una persona durante l'infanzia, già a dieci anni d'età, correlando la misura del metabolismo basale e l’aumento di peso durante l’adolescenza.

 “Il risultato importante di questa ricerca è la dimostrazione che alcuni bambini hanno un ridotto metabolismo il che è probabilmente dovuto ad una predisposizione genetica, hanno cioè un genotipo metabolico ‘risparmiatore’”, spiega l’ingegnere biomedico Paolo Piaggi, ricercatore del dipartimento del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, dopo aver vinto nel 2015 il programma “Rita Levi Montalcini”, un progetto del Miur per far rientrare in Italia i giovani ricercatori che lavorano all’estero. “I bambini con questo profilo metabolico - continua - dovrebbero essere quindi individuati prima possibile in modo da prevenire l’insorgenza di sovrappeso e obesità nell’età adulta, con tutte le complicanze che questa condizione comporta come ad esempio, il diabete o i rischi cardiovascolari”.

Lo studio è stato condotto su 181 bambini nativo americani, 91 femmine e 90 maschi, un campione selezionato proprio perché in questa etnia l’obesità è particolarmente diffusa. Questo per i ricercatori rappresenta infatti un vantaggio poiché risulta più facile identificare i fattori di rischio, pur mantenendo validi i risultati per tutte le altre etnie. Tutti i bambini sono stati visitati per ottenere le misure del loro metabolismo basale a 5 e a 10 anni, due età scelte poiché definiscono le fasi della crescita durante l’infanzia. I ricercatori hanno quindi messo in relazione i dati metabolici con l’aumento di peso a 15 anni quantificato come variazione dell’indice di massa corporea in unità standardizzate (“z-score”), un indice che, per stabilire il sovrappeso nei bambini e adolescenti, tiene conto non solo del peso corporeo ma anche dell’altezza, del sesso e dell’età.

Dall’analisi sono emerse associazioni significative per quanto riguarda le misure del metabolismo a 10 anni: una differenza di 200 kilocalorie al giorno nel metabolismo basale è infatti associata ad un aumento di 0.18 unità dello z-score di peso a 15 anni. “In altre parole, presi due bambini a 10 anni con una differenza di 200 kcal al giorno nel loro metabolismo basale, il bambino con dispendio energetico minore guadagna 0.18 unità z-score di peso a 15 anni rispetto al bambino con un dispendio energetico maggiore”, sottolinea Piaggi. “E’ quindi molto importante individuare questi bambini caratterizzati da un metabolismo ‘risparmiatore’ per aiutarli a prevenire e contrastare la loro predisposizione all’obesità, unendo una dieta sana ed equilibrata ad una attività fisica regolare”, conclude.

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