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Il numero annuo di nuove infezioni non cala in modo significativo da oltre un decennio. La causa è un progressivo calo dell’attitudine a proteggersi nei rapporti sessuali

Tra eventi informativi, distribuzione di profilattici al supermercato (Coop), video promossi dal ministero della Salute (testimonial Giulia Michelini e Dario Vergassola), convegni scientifici e un’ampia copertura dalla stampa italiana, la Giornata Mondiale della lotta all’Aids, ricorsa lo scorso primo dicembre, ha segnato un oggettivo successo sul piano della divulgazione. Che forse è l’ambito più importante per una patologia su cui la scienza ha fatto molti passi avanti in tema di diagnosi e cura, ma che sconta ai giorni nostri un problema di ingiustificata sottovalutazione.

“L’Onu ci dice che l’Aids può essere sconfitto entro il 2030 se si mettono in atto tutte le opportunità di prevenzione e trattamento disponibili, assicurando a tutti e tutte parità e dignità di trattamento”, nota la Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids (Lila), che ha tra l’altro celebrato i suoi trent’anni di attività, rinnovando il suo appello fondamentale: “pregiudizi, stigma e disinformazione sono i primi nemici della prevenzione e della salute”. 

Nemici che negli ultimi anni hanno rialzato la testa: “Il numero annuo di nuove infezioni non cala in modo significativo da oltre un decennio”, nota il presidente Lila Massimo Oldrini, chiamando esplicitamente in causa “un progressivo calo dell’attitudine a proteggersi nei rapporti sessuali”. Nel dettaglio, sono state effettuate l’anno scorso 3.451 nuove diagnosi di infezione da Hiv, in diminuzione solo lieve, specie per quel che riguarda gli under 25. E la causa è stata identificata nel l’85,6% dei casi in rapporti non protetti.

Il problema riguarda solo i giovanissimi? Tutt’altro. L’età media del contagio è stata calcolata sui 39 anni tra gli uomini e attorno ai 36 per le donne. È insomma un difetto generalizzato, che si traduce in un fenomeno amplissimo di persone affette senza saperlo. Oltre la metà dei 778 nuovi casi di Aids nel 2016 e risultato costituito da pazienti che non erano neppure coscienti di essere sieropositivi.

Gli strumenti per un’inversione di rotta ci sono, dalla presenza di semplicissimi test diagnostici eseguibili in pochi minuti nelle farmacie italiane, all’efficacia terapeutica di molti medicinali odierni, inclusi gli “equivalenti”.  

All’evidenza, però, la svolta coinvolge innanzi tutto quel fenomeno di “ritorno d’ignoranza” degli ultimi anni sulla malattia e sulla prevenzione, ossia sulla necessità di “proteggere” i propri rapporti sessuali. L’obiettivo del 2030 dipende anche – anzi, prima di tutto – da ciascuno di noi.

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