MENU
Gli annunci dal mondo della scienza preludono solitamente a novità che, per arrivare alla concreta applicazione clinica, tra sperimentazioni e procedure d'approvazione, richiedono molti anni. Stavolta, invece, tutto fa pensare che i tempi saranno assai più brevi.

Gli annunci dal mondo della scienza preludono solitamente a novità che, per arrivare alla concreta applicazione clinica, tra sperimentazioni e procedure d'approvazione, richiedono molti anni. Stavolta, invece, tutto fa pensare che i tempi saranno assai più brevi: secondo gli scienziati che lo hanno “battezzato” il “superscanner” capace di potenziare notevolmente le capacità di “vedere” all’interno del corpo umano, captandone anche i più piccoli malanni, dovrebbe essere operativo già entro il 2018.  

Elaborato dall'Università della California, e presentato nelle scorse settimane con due articoli su altrettante riviste scientifiche e parecchi rimbalzi sulle principali testate divulgative globali, il prototipo - battezzato “Explorer” (Extreme Performance Long Research Cancer) – rappresenta una evoluzione della “PET Total-Body”, ovvero la Tomografia a emissione di positroni (Pet), capace  di fornire immagini dettagliate sulla totalità degli organi corporei, utilizzando particelle radioattive che segnalano la presenza di patologie tumorali o neurodegenerative.

Attualmente la “scannerizzazione” è possibile solo per parti specifiche del corpo, e non per il suo insieme, il che costituisce un limite per la diagnosi e l'analisi di patologie multi-sistemiche, che hanno possibili ricadute e sintomi su varie parti del corpo, lontane tra loro. La nuova tecnologia consentirà di aggirare l’ostacolo e offrirà inoltre immagini di altissima risoluzione, che permetteranno di captare anche le più piccole tracce cancerogene, nonché altre tossine, inclusi i possibili effetti collaterali dei trattamenti farmacologici.

Explorer sembra dunque destinato ad avere un impatto enorme sia sulla capacità di diagnosi che sull’evoluzione della ricerca medica, anche alla luce delle rassicurazioni giunte dagli scienziati in tema di quantità di radiazioni utilizzate: “Con lo scanner total-body circondiamo il corpo di rilevatori, che fermano le radiazioni e le trasformano in segnale”, spiegano. Sottolineando anche che il sistema riduce le dosi radioattive necessarie, anziché alimentarle: “per un esame – concludono - saranno pari a quelle ricevute in un volo di andata-ritorno Los Angeles-Londra”.

Articoli Correlati

x