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Un’allerta è stata lanciata in proposito nei giorni scorsi attraverso un Position Paper, curato dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps) insieme alla Federazione Italiana Medici Pediatri e alla Società Italiana di Medicina Perinatale

Le appassionate disquisizioni sulla “miglior dieta” hanno ottime ragion d’essere: l’alimentazione è variabile fondamentale del nostro benessere generale e della specifica prevenzione di tante patologie mentre assistiamo invece ad una dilagante diffusione di “junk food” e obesità.

È tuttavia importante evitare gli eccessi “ideologici”, perché alcune scelte alimentari, pur legittime e motivate, possono portare a serie controindicazioni, e questo riguarda anche la fase per definizione più “vitale” e delicata di tutte, ovvero la gravidanza.

Un’allerta è stata lanciata in proposito nei giorni scorsi attraverso un Position Paper, curato dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps) insieme alla Federazione Italiana Medici Pediatri e alla Società Italiana di Medicina Perinatale, che ha approfondito il tema dell’adeguatezza delle diete vegetariane in relazione allo sviluppo neurocognitivo dei bambini.

“Per un corretto sviluppo del nascituro, le diete latto-ovo-vegetariane e vegane sono inadeguate, soprattutto considerando l’ambito neurologico, psicologico e motorio”, sintetizza Andrea Vania, docente di Nutrizione Pediatrica all’Università La Sapienza, incoraggiando all’uso prevalente di alimenti vegetali, ma senza rinunciare del tutto a quelli animali, anche per quel che riguarda la vita neonatale: servono latte, uova, ferro e omega 3, nonché alimenti ricchi di vitamina B12.

Ed è in particolare su quest’ultima che suona il campanello d’allarme. Il deficit materno di tale vitamina è risultato, agli screening neonatali, triplicato nell’ultimo anno, in ragione proprio del dilagare delle diete vegetariane e vegane, seguite anche durante la gravidanza. Per il bimbo può comportare “danni neurologici molto gravi, ma in molti casi facilmente evitabili”, nota Ilaria Ciancaleoni Bartoli, direttrice dell’Osservatorio Malattie Rare, incalzando i medici, oltre agli stessi media sanitari, a un’informazione adeguata alle gestanti.

La vitamina B12, detta anche “cobalamina”, è appunto essenziale allo sviluppo del sistema nervoso centrale ed è contenuta negli alimenti di origine animale. Non a caso è una carenza che si riscontra anche in molti immigrati dall’Asia del Sud, dove è molto diffusa la dieta vegetariana. In gravidanza, all’evidenza, è una prassi pericolosa per il feto, quando la “domanda” vitaminica naturalmente aumenta. Se proprio non si vuol rinunciare a tale dieta, essa va pertanto comunque bilanciata – ricordano i medici – con la supplementazione di qualche adeguato integratore.

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