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Fare la pipì a letto è un disturbo che può gravemente inficiare l’autostima dei piccoli, nella delicata età della crescita. Il problema di fondo è che permane un tabù degradante, e che questo tabù si alimenta di un concetto, a volte anche tra gli adulti e, quantomeno nel recente passato, perfino tra gli addetti ai lavori, ossia che esso sia dovuto a una qualche sorta di profondo stress, trauma o disturbo psicologico.

È un disagio esteso quanto sottaciuto, sul quale però è grave la sofferenza dei bambini coinvolti, e anche dei loro genitori. Fare la pipì a letto è un disturbo che può gravemente inficiare l’autostima dei piccoli, nella delicata età della crescita. Il problema di fondo è che permane un tabù degradante, e che questo tabù si alimenta di un concetto, a volte anche tra gli adulti e, quantomeno nel recente passato, perfino tra gli addetti ai lavori, ossia che esso sia dovuto a una qualche sorta di profondo stress, trauma o disturbo psicologico.

Preconcetto completamente sbagliato, hanno rimarcato in questi giorni gli esperti riuniti in un convegno al Senato dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps). Lo stress, la scuola, il freddo, le liti o le separazioni domestiche possono incentivare il fenomeno, ma nell’opinione oramai prevalente degli specialisti, non ne sono affatto la causa primaria.

E al preconcetto errato se n’è accompagna un altro, quello per cui ci sia poco o nulla da fare. Tutto questo, incrociato col permanere del tabù, alimenta una tendenza purtroppo ancora troppo diffusa tra le famiglie: quello che non si affronta realmente e pragmaticamente il problema, mentre il bimbo avrebbe serio bisogno di aiuto, dai genitori, e i genitori dal pediatra. “Ritardare di affrontarlo ha ripercussioni importanti: il bambino che ha paura di bagnare il letto, spesso si vergogna, è frustato, può aver problemi di autostima, dorme poco o male, con ripercussioni anche sul rendimento scolastico”, avverte il presidente della Sipps Di Mauro.

Sul da farsi, non mancano i consigli di “rimedi naturali” (oltre al quello psicologico di tutelare comunque la serenità del bambino). Ci sono i fiori di Bach, le tisane, di camomilla o tiglio, che aiutano il rilassamento, da consumare comunque non subito prima di coricarsi, per non riempire la vescica. Idem per l’orario delle cene, in cui l’acqua va bene, mentre sono da evitare pesanti brodi o cibi troppo salati. Naturalmente, svuotare del tutto la vescica e magari concentrarsi un po’ sull’obiettivo di non bagnare il letto.

Tutto questo però può non bastare, ma a quel punto l’imperativo è quello di non scoraggiarsi, perché i rimedi, per l’appunto, ci sono. Il disturbo è anzitutto fisiologico, e può anche banalmente derivare da un eccesso di profondità del sonno che azzera “l’allerta” della pipì in arrivo. In quanto fisiologico, esistono risposte mediche. “Per esempio con soluzioni farmacologiche capaci di regolare il traffico di acqua a livello renale, alterato nei bambini con enuresi”, spiega Maria Laura Chiozza, urologa a Padova. A cinque anni, mediamente, “si impara a fare la pipì”, e anche a trattenerla, ma fra i cinque e i quattordici anni sono oltre un milione gli italiani coinvolti nel disturbo. Troppi, per quel che soffrono, e per quel che si può fare.

 

http://www.repubblica.it/salute/2017/11/07/news/enuresi_bambini-180496950/

 

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