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Si tratta di una procedura ritenuta non priva di rischi, che al contempo molti collocano all’orizzonte della moderna medicina. È il cosiddetto “autotrapianto” di cellule staminali del sangue, che ora si sarebbe rivelato capace di fermare a lungo anche la progressione della sclerosi multipla.

Si tratta di una procedura ritenuta non priva di rischi, che al contempo molti collocano all’orizzonte della moderna medicina. È il cosiddetto “autotrapianto” di cellule staminali del sangue, che ora si sarebbe rivelato capace di fermare a lungo anche la progressione della sclerosi multipla, nell’ambito di uno studio che trova ancora una volta in prima linea  gli scienziati italiani.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati nella rivista scientifica Jama Neurology, sulla base del lavoro condotto dai ricercatori dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze assieme a colleghi - anche connazionali- dell’Imperial College di Londra, che hanno esaminato i dati relativi a 281 pazienti – perlopiù selezionati tra quelli malati a uno stadio avanzato e poco rispondenti ad altre terapie pregresse - sottoposti ad autotrapianto nel periodo tra il 1995 e il 2006 in tredici Paesi e seguiti dopo la procedura per una media di circa sette anni.

La procedura ha previsto il prelievo di cellule staminali tramite chemioterapia e somministrazione di farmaci che ne determinano la fuoriuscita dal midollo osseo nel flusso sanguigno: la prima distrugge il sistema immunitario difettoso; la seconda permette la rigenerazione del sistema immunitario stesso tramite cellule “bambine”.

Nel 46% dei pazienti più gravi – hanno riferito i ricercatori - “si è assistito ad un arresto della progressione della disabilità a 5 anni dal trapianto”, e per alcuni addirittura a un miglioramento dei sintomi, percentuale che sale addirittura al 73% sul campione complessivo. E’ un risultato notevole, che fa del resto leva su una prassi “largamente utilizzata da circa 30 anni per il trattamento di alcuni tumori del sangue e del sistema linfatico”.

Nonostante il risultato positivo permangono le raccomandazioni alla massima cautela: nei primi 100 giorni di trattamento, tra i 281 pazienti del campione sono stati regitrati anche otto  decessi come conseguenza della repentina messa in fuori gioco del sistema immunitario. L’orizzonte di ricerca sembra però tracciato, con prospettive promettenti, che coinvolgono ancora il nostro Paese. È di questi giorni, infatti, anche la notizia di un bando vinto da un consorzio internazionale coordinato dall’Ospedale San Raffaele di Milano, mirato proprio all’individuazione di farmaci contro la sclerosi multipla progressiva tramite le cellule staminali.

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