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Il 30% dei genitori italiani usa gli smartphone per distrarre i figli già nel primo anno d’età, a due anni si sale al 70%. Sono dati che denotano ignoranza, e reclamano una maggior interazione sul tema tra famiglie e pediatri. Perché il danno da abuso di dispositivi tra i più piccoli è multiplo: psicologico e anche fisiologico.

“L’uso di smartphone e internet tra i bambini non va demonizzato, ma porre limiti all’utilizzo è fondamentale”, ricorda il presidente della Società Italiana di Pediatria (Sip) Alberto Villani, presentando dati sempre più allarmanti in proposito. Quei limiti non vengono posti affatto, o sono troppo blandi: 8 bimbi italiani su 10 tra i 3 e i 5 anni sanno usare lo smartphone dei genitori, il 30% dei quali lo utilizza per distrarli già nel primo anno di vita (negli Stati Uniti si arriva al 92%), addirittura il 70% nel secondo. E quando il piccolo lo maneggia autonomamente, si rilevano picchi di 8-10 ore di impiego quotidiano.

Sono proporzioni che denotano parecchia ignoranza sui rischi da abuso dei dispositivi, non solo per lo sviluppo cerebrale e socio-psicologico del bambino e l’insidiosa tendenza alla sedentarietà, ma anche di natura fisio-patologica. La conferma arriva da un dato ulteriore: solo il 29% dei genitori chiede consiglio al pediatra sul problema, nonostante la sua enorme ampiezza, che ha rivoluzionato anche l’esistenza degli adulti, consegnando “il mondo” in un oggetto di pochi centimetri, con tutte le potenzialità e rischi del caso.

La Sip ha perciò divulgato delle linee guida in proposito. Tra le principali, ricordate da Villani, “no a smartphone e tablet prima dei due anni, durante i pasti e prima di andare a dormire; limitare l'uso a massimo 1 ora al giorno nei bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni e al massimo 2 ore al giorno per quelli di età compresa tra i 5 e gli 8 anni; si sconsigliano inoltre programmi con contenuti violenti e soprattutto l'uso di telefonini e tablet per calmare o distrarre i bambini”.

“No al cellulare pacificatore”, avverte inoltre l’esperto. Anche perché se talora consegnare un dispositivo al bimbo può dare un po’ di oggettivo sollievo ai genitori, nel lungo periodo li aggraverà, per gli “effetti collaterali” dell’oggetto, inclusa la perdita di dimestichezza del piccolo col gioco “fisico”, la sua capacità di gestire la noia, l’immaginazione. Tra questi ultimi figura perfino la “manipolazione”, visto che uno studio americano ha accertato che ben il 95% delle app scaricate per i bambini sotto i cinque anni contiene qualche pubblicità.    

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