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Ad andare in vacanza è anche il medico, il che solleva a volte qualche ansia, soprattutto per le sacrosante esigenze degli anziani. E’ allora tempo di ricordarci qualche appiglio possibile in assenza dell’operatore

“Quando la moglie va in vacanza” ci rievoca la magnifica e spiritosa Marilyn Monroe, o anche il grande regista Billy Wilder, pur tra battute e qualche lacrima di nostalgia. Ad andare in vacanza, tuttora, è però anche il medico, il che solleva a volte qualche ansia, soprattutto per le sacrosante esigenze degli anziani. E’ allora tempo di ricordarci qualche appiglio possibile in assenza dell’operatore (e soprattutto in presenza di temperature insopportabili), nell’ambito dell’assistenza sanitaria ma anche dei comportamenti privati.

Anzitutto meritano di essere rispolverate un po’ di informazioni di pubblica utilità, visto che  talvolta è la stessa ignoranza sui propri diritti a innescare angosce, anche al di fuori dell’ambito sanitario. Per esempio, non tutti sanno che se non c’è il medico di famiglia si può consultare il sostituto, da lui nominato, e tenuto alla reperibilità, quantomeno negli orari e giorni feriali (ossia dal lunedì al venerdì). In sua ulteriore assenza, le Regioni devono comunque allestire una rete di ambulatori disponibili nell’ambito della propria Asl.

Al di fuori di tali orari, inoltre (e al di là dei servizi di assistenza e volontariato allestiti in molti territori, raggiungibili tramite il numero telefonico ministeriale 1500), dovrebbe essere sempre attivo un servizio di Guardia Medica, nonché quello per le emergenze sanitarie, contattabile al 118.

Al di là di tutto questo, peraltro, vale sempre, soprattutto nei contesti e periodi di assistenza ridotta, la regola che si può aver cura di sé prima dell’insorgenza del problema, e questo riguarda anzitutto le fasce deboli per eccellenza, ossia gli anziani stessi. Un ulteriore riscontro sull’importanza della prevenzione è arrivato nei giorni scorsi da uno studio dell’Università di Singapore che documenta come il rischio di deficit cognitivi aumenti di ben 8 volte tra gli anziani fisicamente fragili, e la compresenza delle due debolezze incrementi di 20 volte l’esposizione alla disabilità, al ricovero o addirittura alla morte.

Tali esiti possono suonare scontati, ma il problema è che spesso non ci si muove di conseguenza. E bisognerebbe farlo, come hanno sperimentato gli stessi studiosi. Una combinazione di una buona attività fisica, di un’adeguata alimentazione e di uno stimolo cerebrale ha il documentato potenziale di ridurre al contempo la fragilità fisica e i sintomi cognitivo-depressivi. In definitiva, l’assistenza sanitaria c’è, o almeno dovrebbe esserci, anche quando il medico è in vacanza, ma la prima cura (e spesso la migliore) rimane quella che ciascuno, anche in età avanzata, può mettere preventivamente in atto, pur nei limiti delle proprie possibilità e inclinazioni.

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