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Una donna è stata sottoposta a una delicata “gastrectomia cuneiforme”, ossia all'asportazione di un pezzo del tessuto dello stomaco a forma di cuneo.

Una donna di 51 anni, un tumore sottomucoso allo stomaco. Sebbene fosse quindi localizzato nei suoi strati più profondi, l’asportazione non ha richiesto l’uso di larghi bisturi, è bastata una procedura endoscopica. È successo in Italia, per la prima volta nel mondo, presso l'Istituto mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione (Ismett) di Palermo, ed è un risultato che tra l’altro conferma, pur tra mille problemi, ostacoli ed emigrazioni di cervelli, il permanere di eccellenze nel nostro Paese.

La donna è stata sottoposta a una delicata “gastrectomia cuneiforme”, ossia all'asportazione di un pezzo del tessuto dello stomaco a forma di cuneo. L'innovazione ha riguardato soprattutto la fase successiva, e cioè la chiusura della parete gastrica, avvenuta con una metodologia di sutura endoscopica, senza dover ricorrere, come da prassi, a pesanti tagli sulla parete addominale o a dolorose intubazioni di drenaggio.

“La letteratura scientifica riporta pochi tentativi di approccio endoscopico, solo in Cina alcuni interventi analoghi sono stati portati a termine ma con tecniche di sutura obsolete”, spiegano i medici siciliani, rivendicando un esito che può trovare applicazioni di vasta scala, considerando che si diagnosticano fino a 900 tumori analoghi in Italia. Di più, spiegano che “la tecnica può essere utilizzata per altri tumori anche in altre parti dell'intestino come il retto il colon e l'esofago”.

Si diceva delle eccellenze italiane, e in questo settore in effetti abbondano. È cambiato radicalmente il paradigma. “Grande taglio, grande chirurgo” si diceva un tempo, mentre oggi si dice il contrario, l'orizzonte è divenuto quello della “chirurgia mini-invasiva”, per arrivare ora perfino alla sola endoscopia, con acclarati benefici sull'esito terapeutico dell'intervento, oltre che sui tempi di recupero.

Nella fattispecie, la paziente è stata in grado di muoversi già al risveglio dall'anestesia, di rialimentarsi autonomamente dopo 48 ore e di lasciare l'ospedale a soli tre giorni dall'intervento. L'esito è straordinario, del resto in linea con interventi endoscopici già diffusi su altri ambiti, incluso quello cardiologico, nel quale, assicurano altri studiosi italiani, tale metodologia arriverà presto ad applicarsi sul 70% delle operazioni.

 

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