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Per i farmaci generici è un anno importante, perché le scadenze coinvolgono diversi medicinali, alcuni di amplissima diffusione.

Diversi giornali si sono “stuzzicati” citando soprattutto il caso dell'imminente scadenza brevettuale di un farmaco copiosamente acquistato contro le disfunzioni erettili, ma il tema è ben più vasto. Si tratta della salute degli italiani, ovvero delle possibilità di curarsi, purtroppo messe seriamente a repentaglio – all'evidenza di diverse indagini – dalle difficoltà economiche che coinvolgono una parte rilevante della popolazione. Tanti rinunciano, perché costa troppo. E la scadenza del brevetto vuol dire proprio questo: a “scadere” non è il prodotto, bensì la possibilità di produrlo e acquistarlo senza dover pagare i pur legittimi costi del suo “copyright”.

E quello in corso, per i farmaci generici, è un anno importante, perché le scadenze coinvolgono diversi medicinali, alcuni di amplissima diffusione. Si va dall'antistaminico all'anticolesterolo, dal farmaco per i problemi di prostata all'antipertensivo, dall'antivirale all'antiallergico, dall’analgesico all’antibiotico, dall’immunosoppressore all’antinfiammatorio. L'elenco è insomma copioso e include un vasto spettro terapeutico.

Le possibilità di risparmio sono notevoli, e in parte già in atto, tant’è che un’agenzia internazionale di monitoraggio, l’Ims Health, ha stimato una diminuzione del prezzo de farmaci in Italia del 15% negli scorsi cinque anni, proprio in relazione all’avanzata degli equivalenti. Ed è una tendenza destinata appunto ad accelerarsi con la quantità di brevetti in scadenza. Il settore è infatti in crescita, arrivando quest’anno al 21% del mercato in volumi (l’11,6% in valore, proprio per il minor prezzo), anche se si può fare molto di più, vista la comparazione con altri Paesi avanzati, e vista anche la discrepanza regionale, col Mezzogiorno ancora in ritardo. Insomma, si perdono ancora occasioni di risparmio a parità di cure, sia a livello individuale sia a livello ospedaliero, tant’è che nel “salvadanaio della salute” di Assogenerici si calcola nell’ordine di oltre 835 milioni di euro il differenziale pagato dal cittadino negli acquisti di medicinali “branded” rispetto agli equivalenti nel solo periodo da gennaio a settembre 2017.

È dunque cruciale alzare il livello di consapevolezza di tutti sull’importanza della posta in gioco, che tra l’altro non incide solo sulle tasche dei consumatori, ma perfino sull’efficacia delle cure. Un interessante studio americano ha recentemente documentato come la differenza di prezzo abbia un “effetto placebo” o addirittura “nocebo” sui pazienti: e cioè, se il farmaco costa di più, sono portati a pensare che esso sia più “potente”, sia sugli effetti terapeutici che su quelli avversi, e questo sembra poter indurre a un impatto psico-fisico reale, almeno nella loro percezione.

Sono pertanto i pazienti stessi ora a mobilitarsi per una svolta in proposito, ad esempio con la loro principale rete associativa, Cittadinanzattiva, che sta conducendo un apposito tour nelle regioni italiane. Si chiama “IoEquivalgo”, e mira a informare la collettività su una verità semplice quanto ancora, per l’appunto, osteggiata da qualche resistenza psicologica: la completa equivalenza dei generici – per legge e per rigorosi controlli - rispetto ai farmaci di marca. Il principio attivo è lo stesso, così come l’efficacia e la sicurezza terapeutica, a cambiare è solo il prezzo.

 

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