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Sono casi da “Settimana enigmistica”, a volte buffi, talora drammatici, in ogni caso curiosi, perché sembrano almeno in parte sfuggire alle spiegazioni razionali della medicina. “Strani ma veri”, comunque.

Sono casi da “Settimana enigmistica”, a volte buffi, talora drammatici, in ogni caso curiosi, perché sembrano almeno in parte sfuggire alle spiegazioni razionali della medicina. “Strani ma veri”, comunque, tant’è che è una rivista divulgativa quanto scientifica a dilettarsi tradizionalmente a raccoglierli. Non dall’aneddotica ma da accertate segnalazioni mediche. Si chiama “Livescience”, è un portale internazionale (sede centrale a Los Angeles), e nell’ultimo anno ha selezionato i 16 accadimenti ritenuti più “strani” degli altri, in un caso anche in Italia.

Uno lo raccontammo noi stessi nei mesi scorsi, ed era quello di una “cecità temporanea da smartphone” approfondita da uno studio che ha coinvolto diversi centri di ricerca britannici. La soluzione del mistero, qui come altrove, è infine risultata analoga a quella degli indovinelli, ossia più semplice dell’apparenza e poco legata al dispositivo citato. La “colpa” principale dei casi accertati non risultava infatti in qualche irradiazione emessa dal telefonino, ma nella prassi, evidente soprattutto nell’atto di coricarsi quando un occhio è coperto dal cuscino, di impegnare solo l’altro, concentrandone così a lungo l’attività e gli impulsi neuronali e “addormentando” provvisoriamente quella del primo.

Non tutti i casi, in effetti, sembrano forieri di particolare interesse medico. Lo stesso telefonino è indiziato di un altro evento, quello di un carcerato irlandese che lo ha inghiottito. La “stranezza” starebbe anche nel fatto che normalmente situazioni analoghe vengono risolte con l’uso di un apposito forcipe, mentre stavolta, dopo due giorni di vani tentativi, la “resistenza” del dispositivo ha reso necessario un vero e proprio intervento chirurgico.

Il caso italiano è tra i più drammatici, e più che un’anomalia scientifica segnala un amaro primato, il primo decesso in Europa, quello di una donna, a causa della puntura di una specie chiamata Ragno Eremita, pressoché assente nel continente. Altri destano invece comprensibile sorpresa tra gli addetti ai lavori, come l’irresistibile “cleptomania” lamentata da una donna dopo un intervento al cervello, risolta dopo qualche mese di graduale riassetto neurologico; oppure la perdita (anch’essa temporanea) di olfatto di un australiano al seguito del morso da un serpente; o ancora, le “allucinazioni” denunciate da una celiaca solo quando inavvertitamente consumava glutine; o il caso del “peperoncino fantasma”, una variante talmente piccante da aver creato un buco nell’esofago di un uomo.

 

Storie bizzarre quanto sovente dolorose, le cui spiegazioni sono talora intuitive, ma perlopiù parziali. La loro stranezza ci ricorda comunque qualcosa di essenziale, ovvero la complessità dell’essere umano, oltreché della sua casistica. E, insieme, l’umiltà della scienza dinanzi a essa, capace di sperimentare analisi, percorsi e rimedi, ma forse non di cogliere fino in fondo il mistero di tale stessa complessità, né ora né probabilmente mai.

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