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Il momento del sorpasso è arrivato. L'anno scorso i farmaci equivalenti in Europa hanno scavalcato, e di parecchio, quelli di marca, arrivando al 62% di quelli globalmente dispensati nel Vecchio Continente.

Il momento del sorpasso è arrivato. L'anno scorso i farmaci equivalenti in Europa hanno scavalcato, e di parecchio, quelli di marca, arrivando al 62% di quelli globalmente dispensati nel Vecchio Continente. Lo storico traguardo è annunciato nell'annuale “Global Healthcare Trends and Outlook”, presentato nei giorni scorsi a Lisbona, dove si riunivano le associazioni europee e mondiali dei produttori (Medicines for Europe e IGBA).

Per capire cosa significhi per la salute pubblica, tale dato va incrociato con quello sull'onere degli stessi generici per i bilanci sanitari dei Paesi europei, ossia solo il 4%. Quel 62% è infatti conteggiato in volumi, mentre in valori si scende al 29%, proprio per il loro costo inferiore. Negli Stati Uniti l'avanzata è ancor più netta (70% in quantità, 23% in valore), ma dati promettenti e prospettive di ulteriore crescita si segnalano anche negli altri Continenti, inclusi i paesi poveri, con quel che ne deriva per il potenziale ampliamento della platea di pazienti curabili.

“Equivalenti e biosimilari devono rimanere al centro di tutte le politiche di efficientamento dei sistemi sanitari universalistici”, commenta il coordinatore dello studio Alan Sheppard, invocando politiche di prezzo efficaci e concertate, nonché “adeguati strumenti di comunicazione e cultura capaci di far crescere la consapevolezza sul valore del comparto”.

Ed è quel che ora si prova a fare in Italia, anche dal basso, con il secondo anno di campagna informativa “IoEquivalgo” avviata in questi giorni dalla rete associativa di Cittadinanzattiva, che attraverserà una decina di città di altrettante Regioni. Con l'amara motivazione del ritardo del nostro paese nel settore, seppure in parziale recupero. Nel primo trimestre del 2017, il ricorso agli equivalenti nei medicinali di fascia A (a carico del Servizio Sanitario Nazionale) è aumentato su base annua del 2,8% portandone la quota di mercato al 20,88% in volumi, e all'11,6% in valori.

Ancora troppo poco, ed è una carenza che configura uno spreco, per le risorse pubbliche e private. E a proposito di sprechi, nei giorni scorsi, a Roma, è stato presentato anche il rapporto annuale dell'European Healthcare Fraud & Corruption Network (Ehfcn). Tra frodi, corruzione, sprechi e abusi si stima che l'Italia mandi in fumo ben 6 miliardi di euro l'anno. Ci sono nodi amministrativi e colpe specifiche, ma la priorità, a detta dell'Ehfcn, è quella, di nuovo, di un salto in avanti nella generale “cultura” anti-frode. Che si concreta anche nella scelta dei medicinali.

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