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E’ interessante che la Fondazione di Bill Gates, storicamente orientata alla lotta alla priorità, abbia ora deciso di puntare la sua attenzione soprattutto sui temi sanitari, lanciando in questi giorni una serie di rapporti e campagne

Credits immagine: cnbc.com

Definire “filantropo” – come spesso fanno i media – l’uomo più danaroso al mondo è probabilmente un complimento eccessivo. Nondimeno ci sono un paio di oggettive virtù nella Fondazione istituita e alimentata da Bill Gates: l’enormità dei danari erogati in attività sociali (su cui da qualche anno lavora a tempo pieno, avendo abbandonato le sue cariche societarie), nonché il fatto che difficilmente le sue iniziative e prese di posizione siano sospettabili di portare chissà quali “interessi occulti”, in quanto il ricchissimo signore dell’internet economy non ne ha più certo bisogno.

E’ quindi interessante che la Fondazione stessa, storicamente orientata alla lotta alla povertà, abbia ora deciso di puntare la sua attenzione soprattutto sui temi sanitari, lanciando in questi giorni una serie di rapporti e campagne che coinvolgono non solo le aree più povere, ma l’intera popolazione. Con messaggi, nell’insieme, tutt’altro che “allarmistici”.

Viceversa, si sottolinea il ruolo salvifico dei moderni sistemi sanitari, in tutto il mondo, inclusi i più fragili, e si avverte semmai che sono conquiste da consolidare con l’impegno della ricerca scientifica e dell’attività medica. Guai cioè a darle per scontate per l'avvenire, perché non lo sono, e se anzi si torna indietro si rischia di rialimentare l’apparizione di patologie, nuove e anche vecchie 

“Abbiamo fatto molta strada nell’impegno su diverse malattie endemiche, dalla malaria alla tubercolosi”, spiega lo stesso Gates al Corriere della Sera - ma il progresso non è inevitabile. Sul fronte dell’Aids, ad esempio, da qui al 2030 avremo ben 5 milioni di morti in più se si materializzerà un taglio dell’assistenza del 10 per cento”. E non è solo un’ipotesi: “La riduzione di fondi che si sta delineando in varie realtà”.

Discorso analogo sui vaccini, che hanno salvato in questi anni milioni di vite alzando significativamente la speranza di vita ovunque: “Una fortuna che è anche un handicap: abbiamo avuto talmente tanto successo con le vaccinazioni che la gente nei Paesi avanzati non vede più da decenni morti per malattie di questo tipo”. Fino a far percepire quei risultati, appunto, come scontati. “Sta diventando un nodo dolente in molti Paesi avanzati, dove in una parte limitata ma significativa della popolazione si registra una crescente diffidenza nei confronti delle vaccinazioni e un’aperta ostilità per la profilassi obbligatoria dei bimbi in età scolastica”, lamenta Gates, e lo lamentano i medici, perfino i più critici e sospettosi verso il mondo della ricerca farmacologica.

 

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