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Gli equivalenti rappresentano a livello europeo il 54% del volume di medicinali, proporzione che precipita al 21% in valore.

“La diffusione dei medicinali equivalenti e biosimilari è uno strumento prezioso per rendere disponibili con tempestività terapie dall’impatto significativo sulla vita dei pazienti e sulla tenuta dei sistemi sanitari e valorizzare l’innovazione”, esordisce in un comunicato il Direttore Generale dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) Mario Melazzini. Ma perché l'ente regolatore del settore si schiera così platealmente in favore dei generici?

La prima risposta è presto detta, e sta nelle cifre. Gli equivalenti rappresentano a livello europeo il 54% del volume di medicinali, proporzione che precipita al 21% in valore. Lo scarto tra le due cifre definisce l'entità del risparmio per i sistemi sanitari, stimato all'enorme cifra di 35 miliardi di euro. È una variabile dunque salvifica, a fronte della tendenza a costi crescenti nella Sanità legati al progressivo invecchiamento della popolazione.

Ed è la variabile che consente appunto di “valorizzare l'innovazione” migliorando le cure. L'ultimo rapporto Osmed ha documentato un rosso nella spesa farmaceutica, legato all'accesso di nuovi e importanti farmaci ma, se non vi fosse stato il cuscinetto degli equivalenti, tali medicinali sarebbero risultati del tutto inaccessibili.

Sul nodo dei prezzi, lo stesso Melazzini ha esplicitamente sollevato una problematica che grava sulle imprese produttrici di generici. “Sono sempre più sotto pressione per ridurre i costi, hanno visto infatti assottigliarsi i margini di profitto, e ciò ha generato complicazioni a livello produttivo, che in alcuni casi possono sfociare nel disinteresse a mantenere in commercio un determinato prodotto”. L'esito è a catena, a danno del consumatore, perché “quando un medicinale abbandona il mercato, la concorrenza si riduce e i prezzi tendono nuovamente a salire”.

Da qui la fotografia di un settore in buona crescita (anche in Italia, seppure lontana dai livelli di altri Paesi europei), ma ancora soggetto a “fluttuazioni”, lamentate anche dalla rivista Lancet. Servono azioni politiche, ma serve anzitutto, aggiunge il Direttore dell'Aifa, “la promozione di una vera e propria cultura del farmaco equivalente”, tramite un'informazione corretta “a far sì che i pazienti siano consapevoli di avere a disposizione farmaci con la stessa qualità, efficacia e sicurezza degli originator, a un prezzo inferiore”. Sono i pazienti dunque i primi destinatari del messaggio, gli stessi che spesso sono costretti a rinunciare alle cure a causa delle difficoltà economiche. E sono loro in effetti a mobilitarsi. “La salute è uguale per tutti”, è lo slogan di una mobilitazione pubblica lanciata nei giorni scorsi da Cittadinanzattiva, “a sostegno della tutela del diritto alla salute”. Il farmaco equivalente è un tassello essenziale di tale diritto, come perorato in molte campagne messe in atto dalla stessa rete associativa di pazienti.

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