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Complice una comune variante genetica che, spiegano i ricercatori svedesi del Karolinska Institute di Stoccolma, nasconde l'uso di steroidi anche ai test più accurati.Non è un caso che la sperimentazione svedese sia stata finanziata dalla WADA, la World Anti-Doping Agency, che ha ingaggiato una lotta senza quartiere al doping. Gli scienziati hanno studiato le reazioni al testosterone di 55 uomini, di cui 15 con la mutazione del gene UGT2B17, normalmente implicato nella secrezione dell'ormone maschile. Quindi hanno sottoposto il campione scelto a una dose extra di testosterone di 360 milligrammi, verificando poi i livelli ormonali nei 15 giorni successivi. Ebbene, la mutazione nel DNA alterava i risultati che, invece, erano quelli attesi tra le persone senza la variazione genetica. Per esempio, "a sei giorni dall'iniezione di steroidi, quando i livelli di testosterone sono al massimo nelle urine, solo il 59% dei portatori della variante presentava risultati che sarebbero stati giudicati sospetti. Contro il 100% del resto del campione", raccontano gli scienziati che pubblicheranno lo studio sul numero di giugno del Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism. "Dunque quasi la metà degli uomini con il DNA 'complice' - commenta Schulze - sarebbe sfuggita ai consueti controlli. In pratica - semplifica - se non si ha il gene funzionante a dovere, il testosterone non compare nelle urine". Gli attuali test genetici, concludono i ricercatori svedesi, sono messi a punto per rilevare la presenza di steroidi solo tra gli atleti che non presentano la mutazione genetica. Un bel grattacapo per la WADA e il Comitato olimpico che ha promesso 4500 test antidoping per le prossime Olimpiadi, mille in più rispetto ad Atene 2004.

Fonte: Adnkronos Salute

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