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L'istituto di ricerche statistiche Censis afferma che 13 milioni di italiani sono pendolari per raggiungere il posto di lavoro.Per loro, secondo lo psichiatra Massimo Di Giannantonio, dell'Università Gabriele D'Annunzio di Chieti e dirigente della Società Italiana di Psichiatria, il rischio più comune è di arrivare già scarichi e stressati. "Sul pendolare grava un impegno che lede la dimensione dell'identità - spiega Di Giannantonio - e alla condizione di stress si aggiungono l'instabilità e la vulnerabilità. I pendolari non sono mai consapevoli della loro autonomia lavorativa. Per loro il viaggio è una perdita di tempo, denaro, energia mentale, concentrazione". A farne le spese, osserva l'esperto, è la creatività sul lavoro: "Il pendolare nel tempo accumula stress e fatica psicofisica, con perdita di rendimento e motivazione che lo porta all'appiattimento lavorativo". Il meccanismo è semplice: è servito tanto sforzo per arrivare sul luogo di lavoro che non c'è più l'energia necessaria per utilizzare al massimo le proprie capacità mentali. Inoltre, osserva Di Giannantonio, dovendo difendersi dalle situazioni che vive, il pendolare sviluppa aggressività e attenzione maniacale per i propri ritmi quotidiani e l'imprevisto e tutto ciò che intacca il ritmo dei suoi viaggi rappresenta un danno incalcolabile per il suo equilibrio emotivo. "Il pendolare cronico - prosegue l'esperto - ha reazioni che denotano una forte instabilità e irritabilità, perchè si è costruito una struttura che non ammette deroghe".

Fonte: Adnkronos Salute



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