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Il  diabete è una patologia sempre più diffusa fra gli italiani. Nonostante gli sforzi compiuti fin qui per arginarla, ci sono oggi in Italia più di tre milioni di diabetici, ai quali va aggiunto un altro milione di persone che, pur avendo la malattia, non ne è ancora a conoscenza. I dati provengono dall’Italian Barometer Diabetes Obeservatory e sono stati presentati in un recente incontro svoltosi al Senato con la partecipazione del ministro della Salute Ferruccio Fazio. I  numeri parlano chiaro: in nove anni, dal 2000 al 2009, la prevalenza di diabete in Italia è passata dal 3,7% al 4,9%, con punte in alcune Regioni del Sud dove si supera ampiamente il 6%. Non solo: sempre più minacciati da questa patologia  risultano gli anziani: tra gli over 65, infatti, si è registrato un aumento della prevalenza dal 12,5% al 16,3%, con un picco del 19,8% per gli over 75. Proprio l’invecchiamento della popolazione sarebbe una delle cause  di questa “epidemia”, che va inoltre associata a scorretti stili di vita sotto il profilo alimentare: gli italiani mangiano troppo e male, aumentano le persone obese o in sovrappeso, che sono più esposte al rischio diabete.

Di fronte a questa emergenza, nel convegno si è evidenziato come l’Italia finora abbia saputo garantire cure eccellenti con costi contenuti: è emerso infatti che la lotta al diabete nel nostro Paese grava “solo” per il 5,61% sulla spesa sanitaria, cioè meno che negli altri principali paesi europei (Germania, Spagna, Regno Unito e Francia). Di per sé una buona notizia: quantomeno la nostra Sanità fin qui ha evitato che i costi per la cura di questa patologia così diffusa pesassero troppo sulle spalle dei cittadini. Tuttavia appare urgente l’investimento  da parte delle istituzioni per un Piano nazionale contro il diabete, con particolare attenzione ai malati cronici e agli anziani, come ha sottolineato il presidente di Federanziani Roberto Messina. “Il processo d’invecchiamento della popolazione sempre più rapido” evidenzia Messina “porterà nell’arco dei prossimi anni ad una crescita esponenziale delle malattie croniche, e come sappiamo tra queste il diabete è la prima e la più temibile. Sebbene questa patologia sia oggi controllabile, va diagnosticata ed affrontata in tempo e soprattutto non sottovalutata, in quanto, se mal curata, rappresenta un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, per le infezioni, per le malattie oculari, per le malattie nervose, tutte fortemente invalidanti per la vita normale”.

Il presidente di Federanziani richiama inoltre l’attenzione sul problema delle ipoglicemie. “Nelle loro forme lievi, moderate e severe, le ipoglicemie oggi rappresentano un problema clinico, sociale, economico e sanitario da studiare attentamente” dice Messina. “L’anziano spesso soffre di una ridotta sensibilità ai segni premonitori dell’ipoglicemia, che sono spesso ‘neuropsicopenici’: insonnia, deficit di attenzione, di memoria, vertigine, con riduzione delle capacità cognitive. Vogliamo richiamare l’attenzione su questo problema - sottolinea  - poiché l’ipoglicemia è una complicanza che influisce in maniera significativa sulla qualità di vita e di relazione sociale della persona diabetica anziana, condizionando nel contempo i familiari dello stesso. Tali dati devono fare riflettere sull’urgenza di agire tempestivamente e in maniera sinergica tra le rappresentanze civiche, i clinici, gli Istituti di ricerca e i decisori istituzionali. Per questo – conclude Roberto Messina – Federanziani è pronta a dare il proprio contributo per la costruzione del Piano nazionale per il diabete, attraverso la propria federazione dislocata in tutto il territorio nazionale”.

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