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Farmaci generici, risparmio, sicurezza: sono temi che interessano ogni cittadino e anche il settimanale Tu Style, popolare magazine del gruppo Mondadori, ha dedicato spazio all’argomento intervistando il presidente di AssoGenerici, Giorgio Foresti.
 Tante le domande “calde”: come si riconoscono i farmaci generici? Sono uguali a quelli di marca? Come si possono acquistare? Quali vantaggi e svantaggi hanno? 
Tutte le risposte sono sul numero del 9 gennaio, a pagina 85, ma riprendiamo quelle più importanti.

Occhio al nome, prima di tutto: “I farmaci generici – ricorda Foresti – non hanno un nome di fantasia, ma portano il nome del principio attivo. Per esempio: ibuprofene, paracetamolo, amoxicillina. Questo è l’unico inconveniente dei generici, non hanno nomi di fantasia – dei quali ci si ricorda facilmente – ma quello della molecola”.

Stop alle leggende metropolitane: non è vero, ricorda Foresti, che un generico conterrebbe il 20% di principio attivo in meno. “Oggi avere paura del farmaco equivalente è un controsenso: nel mondo più del 65% del consumo totale di farmaci è generico. In alcuni Paesi, come Gran Bretagna, Stati Uniti e Germania, si raggiungono percentuali superiori, fino all’85”.
Il cittadino ha diritto di chiedere e ottenere i farmaci generici: “Per i prodotti da banco – prosegue Foresti – è sufficiente chiedere al farmacista se esiste il generico del medicinale che desideriamo. Fino a ieri il medico poteva apparire reticente a indicate l’equivalente di un medicinale con ricetta, ma il pregiudizio è stato superato in parte con l’entrata in vigore lo scorso agosto della norma che obbliga il dottore a indicare sulla prescrizione – per i pazienti che soffrono di malattie croniche – il principio attivo: a quel punto, basterà acquistarlo!”.

Il vantaggio dei generici, per i pazienti e per lo Stato, sta nel risparmio: “Il cittadino spende meno perché non deve pagare la differenza di prezzo stabilita dal Servizio sanitario nazionale tra il farmaco “famoso” e il generico corrispondente. E c’è grande risparmio anche per lo Stato (si parla di centinaia di milioni di euro all’anno), perché in questo modo è possibile garantire in Italia, come negli altri Paesi, l’ingresso di farmaci innovativi e perciò costosi”.

 

Fonte Assogenerici

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