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Quando incoraggiate I bambini a fare qualche attività fisica non state dando loro solo l’opportunità di un’adeguata e corretta crescita fisica. Il consiglio si rivelerà prezioso anche per le ricadute in età avanzata, con riferimento perfino alle capacità cognitive.

Quando incoraggiate I bambini a fare qualche attività fisica non state dando loro solo l’opportunità di un’adeguata e corretta crescita fisica. Il consiglio si rivelerà prezioso anche per le ricadute in età avanzata, con riferimento perfino alle capacità cognitive. Insomma, il “mens sana in corpore sano” prescritto dai latini (che per la verità davano alla frase un significato leggermente diverso) è più che mai valido, e lo è perfino nel lunghissimo termine.

La conferma arriva dalla Deakin University di Melbourne, con uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Ageing Neuroscience, che ha riesaminato la letteratura scientifica in materia. Emerge, e non sorprende, che l’età tra i 40 e i 60 anni è decisiva per costruire le difese contro la demenza. Gli ultra-settantenni che hanno svolto negli anni precedenti almeno un paio d’ore di attività fisica settimanale (anche moderata) hanno rischi quasi dimezzati di sviluppare l’Alzheimer.

Il dato più sorprendente è però un altro, ossia che l’attività fisica nell’adolescenza risulta statisticamente il più forte fattore protettivo contro il deficit cognitivo a 71 anni. La ragione è nel lungo respiro temporale dei cambiamenti cerebrali, che possono tra l’altro manifestare segni di degradazione già vent’anni prima che compaiano seri problemi di memoria.

Il nesso viene spiegato con riferimento all’aumento, alimentato dall’esercizio fisico, dell'ormone della crescita chiamato IGF (insulin-like growth factor) che ha una forte influenza sulla memoria. “Si riteneva che fossimo nati con tutte le cellule cerebrali che avremo avuto a disposizione nel corso della nostra esistenza, ora sappiamo invece che le cellule cerebrali si possono rigenerare nel corso del tempo e che l'esercizio può promuovere una nuova crescita", spiegano gli studiosi australiani.

Si tratta di indicazioni intriganti, che sottolineano le connessioni, anche in un quadro temporale esteso, tra salute fisica e psichica. “Tradizionalmente pensiamo che l’attività fisica porti a benefici cerebrali indiretti, quali il calo di rischio di obesità, diabete, malattie cardiovascolari, tumori, ma all’evidenza emerge un ruolo più diretto, strutturale e funzionale”, aggiungono da Melbourne. In particolare, spiegano, “l’esercizio fisico promuove sia la neuroplasticità - ossia la capacità del cervello di adattarsi continuamente nell’arco della vita – che la neurogenesi – ossia la nascita di nuovi neuroni”. Il mantenimento di tali qualità è protetto dall’attività motoria in età avanzata, ma la loro genesi, a quanto pare, viene avviata in giovanissima età.

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