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Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità le Malattie sessualmente trasmissibili più diffuse coinvolgono addirittura mezzo miliardo di persone, con tendenze all’aumento. In Europa, ad esempio, dal 2008 sono più che raddoppiati i casi di gonorrea.

Il “c’era una volta” qui non vale più, anche se si tende, colpevolmente, a pensare il contrario. Le “malattie socialmente trasmissibili” (Mst) rappresentano non solo una perdurante attualità, bensì perfino un fenomeno di ritorno, anche su patologie ritenute debellate. L’allarme è stato rilanciato nei giorni scorsi, all’ultimo Congresso nazionale dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri (Adoi) a Roma.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità le Mst più diffuse coinvolgono addirittura mezzo miliardo di persone, con tendenze all’aumento. In Europa, ad esempio, dal 2008 sono più che raddoppiati i casi di gonorrea. Il dato più impressionante in Italia è sulla sifilide, che si è quadruplicata dal 2000. Nel complesso, i contagi di Mst sono stati circa 3500 nel 2006, pochi anni più tardi sono stimati al doppio. Gli aumenti più netti riguardano le malattie batteriche, ma coinvolgono anche quelle virali, incluse le epatiti e l’Hiv.

La tendenza al recupero è iniziata “dalla metà degli anni ’90, soprattutto nelle grandi città”, spiega Antonio Cristaudo, presidente del Congresso, che punta il dito sulla “facilità degli incontri sessuali occasionali”, alimentata, a suo dire, anche dalla diffusione della comunicazione digitale a livello globale. Tra i casi limite, c’è il “linfogranuloma da Chlamydia”, prima confinato all’India e America Latina, e diffusosi negli ultimi quindici anni nel Vecchio Continente, al punto che l’European Surveillance of Sexually Transmitted Infections non lo considera più una “malattia rara”, ma un’autentica “epidemia”.

Cruciale, naturalmente, la prevenzione. “Allargare tra i ragazzi l'uso routinario del preservativo”, l’appello rinnovato dall’Adoi, ed è un'urgenza documentata da recenti indagini sui comportamenti degli adolescenti italiani, la metà dei quali non userebbe il profilattico, neppure in rapporti occasionali. Attenzione, però, perché il problema non riguarda solo i giovani. Al contrario, gli ultimi dati rivelano un picco di infezioni da Hiv soprattutto nella popolazione over-50, come se oltre una certa età ci si sentisse al riparo dai rischi.

Prevenzione comunque non significa solamente l’uso di contraccettivi. “Migliorare l’accesso alle strutture cliniche per le persone che sospettano un’infezione”, esorta Massimo Giuliani, dell'Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma, ricordando tra l’altro l’esistenza di tecniche semplici, rapide e fuori dall’ospedale: “Oggi si può diagnosticare una sifilide su una goccia di sangue da un dito o fare nello stesso modo un test HIV a casa”.

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