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Almeno trenta milioni di casi l’anno, più di sei milioni di decessi. Sono le stime impressionanti di una strage quotidiana e largamente negletta, che colpisce principalmente, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), soprattutto le zone a reddito medio o basso, ma non risparmia affatto le altre, Italia inclusa.

Almeno trenta milioni di casi l’anno, più di sei milioni di decessi. Sono le stime impressionanti di una strage quotidiana e largamente negletta, che colpisce principalmente, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), soprattutto le zone a reddito medio o basso, ma non risparmia affatto le altre, Italia inclusa. Nel nostro Paese si stimano annualmente circa 250mila episodi (spesso all’interno delle stesse strutture ospedaliere), con incidenza di mortalità non lontana dalle regioni più povere.

La ragione è che si tratta di una grave reazione infiammatoria, innescata dall’ingresso di alcuni patogeni, che può coinvolgere risposte endogene a danno anche di organi vitali, con possibili ulteriori effetti a catena, inclusa la coagulazione del sangue e la meningite. “Un’emergenza sanitaria globale”, dice l’Oms, che, oltre a promuovere campagne di sensibilizzazione (inclusa la Giornata mondiale del 13 settembre) indica la priorità di una diagnosi tempestiva: “La sepsi è spesso sotto-diagnosticata allo stadio iniziale, quando è ancora potenzialmente reversibile”. Dopo è spesso troppo tardi, anche perché, si legge, “si tratta di infezioni che sovente resistono agli antibiotici”.

In questo sta l’importanza del buon esito di una ricerca, divulgata dalla rivista Nature, condotta dal Massachusetts General Hospital di Boston, che avrebbe elaborato un test capace di individuare nell’arco di poche ore la patologia tramite una sola goccia di sangue. La sperimentazione è stata condotta su 42 individui - alcuni malati, altri no - e si è conclusa con un’accuratezza, definita in “specificità e sensibilità”, del 95%.

È intrigante e innovativo anche il metodo impiegato per giungere a tale risultato, in cui la chimica si è incrociata con le nanotecnologie e l’informatica. È stato infatti concepito un apparecchietto composto da una sorta di labirinto di microscopici canali. Viene quindi applicata la goccia di sangue e se ne osserva il comportamento, ossia le modalità con cui essa si muove all’interno della struttura, identificando così, con l’ausilio di un apposito software, le eventuali anomalie.

La percentuale di successo è notevole, considerando che, a detta degli stessi studiosi americani, l’errore diagnostico è finora riscontrato, con gli strumenti attuali, addirittura nel 30% dei casi, con le inevitabili conseguenze in termini di scelta di terapie sbagliate (in particolare l’impiego non idoneo di antibiotici) e  rischi di complicanze. Si tratta di un esito comunque preliminare dato il campione limitato della sperimentazione effettuata, che andrà quindi verificato con un numero ben più ampio di soggetti. E si spera che lo stesso test possa presto incrementarsi anche in velocità. Considerando che i rischi di mortalità sono stimati in crescita dell'8% per ogni ora di ritardo nel trattamento, anche quelle “poche ore” a volte possono non bastare.

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